Oggi ho il piacere di intervistare Paolo Ferri CEO di WeCity.
WeCity è una startup di cui ho letto su Opstart e di cui ho subito apprezzato il suo impegno per l’ambiente.
Ora con Paolo cercheremo di saperne di più sulla sua startup oltre che strappare qualche suggerimento per chi sta pensando di creare una startup.
Ciao Paolo, benvenuto su Startup Vincente
Ciao Dante, grazie a Startup Vincente per averci invitati!
Ci potresti spiegare di cosa si occupa WeCity?
Wecity è un’app pensata per riconoscere e premiare le varie forme di mobilità sostenibile (bici, piedi, trasporto pubblico, monopattino, ecc).
La può scaricare e usare chiunque, per tracciare i propri spostamenti, calcolare la propria impronta ecologica, e ottenere informazioni relative alle piste ciclabili urbani e alle zone pedonali.
Ma soprattutto la può usare qualunque comune, azienda o brand che voglia incentivare uno stile di mobilità più sostenibile presso i propri cittadini, dipendenti o clienti
Paolo Ferri
CEO, Wecity
Wecity incentiva la mobilità sostenibile
Come funziona in pratica? Supponiamo che io voglia usare Wecity cosa devo fare? Devo pagare qualcosa per usarla?
L’utente non paga assolutamente nulla, basta scaricarla e iniziare a tracciare i propri spostamenti.
Per le amministrazioni e le imprese che vogliono usare Wecity, c è un fee che dipende dalla durata del progetto e dal tipo di contest che si va a creare.
Il grande vantaggio per le PA e le imprese deriva dal fatto che i tempi di implementazione di un progetto sono rapidissimi - entro 24 ore - e il fatto di acquistare un servizio “chiavi in mano”, senza costi di manutenzione e aggiornamenti.
Tu oggi sei il CEO di WeCity, ma quando è nata questa startup che competenze ed esperienze avevi?
Sono ingegnere meccanico, e mi sono sempre occupato di sostenibilità nei settori della mobilità, delle fonti energetiche rinnovabili e del risparmio energetico.
Avevo quindi le competenze per immaginare un servizio come quello che offriamo oggi, ma realizzarlo è un altro discorso: è stato possibile solo grazie al team multidisciplinare che wecity ha costruito nel corso degli anni
Per poter far capire maggiormente che vuol dire lavorare in una startup, ci potresti indicare qualcosa che fai quasi quotidianamente ma che non ti piace e di cui faresti volentieri a meno?
In una startup, soprattutto all’inizio, occorre fare di tutto!
Questo aspetto è molto formativo, ti dà veramente la sensazione di “costruire” qualcosa di cui controlli ogni particolare.
C’è però un risvolto della medaglia, occuparsi di tutto rende più difficile mettere a fuoco le decisioni realmente importanti.
Qual è il business model su cui si regge WeCity?
Il business model di wecity si sviluppa in due fasi.
Nella prima fase i servizi ai Comuni e alle Imprese rappresentano l’elemento trainante del fatturato e della crescita della community.
Nella seconda fase la dimensione della community permetterà invece la monetizzazione della CO2 evitata e dei big data.
Grazie infatti alla certificazione ISO14064-II le emissioni di CO2 evitate dagli utenti possono essere collocate sul Mercato delle Emissioni Europee e monetizzate.
Tutti i trend di mercato indicano che il valore della Tonnellata di CO2 crescerà nei prossimi anni in maniera costante, dai circa 5-10€ attuali fino anche a 100€ nel medio periodo (2028-2030), quindi in futuro questa monetizzazione potrebbe anche essere condivisa con l’utente.
Non è il modello “da manuale”, tipicamente incentrato sulla crescita ad ogni costo, ma funziona molto bene in questa fase dove lo stesso mercato della mobilità sostenibile è in fase di crescita esponenziale, e quindi non ancora “stabile”.
Come siete riusciti a finanziare la vostra startup fino ad ora e come pensate di finanziare i vostri progetti di crescita?
Ci sono state essenzialmente tre tappe nel nostro percorso.
Nella fase embrionale, il progetto è partito in bootstrap, con risorse che come cofounder avevamo a disposizione.
In questo modo siamo arrivati ad un prototipo funzionante, con il quale siamo riusciti ad attrarre il primo seed investment.
È così partita la seconda tappa, che ci ha portato alla realizzazione del prodotto attuale e a generare le prime revenue, validando il business model condiviso con gli investitori.
Ora, complice anche la situazione sanitaria post-covid, che ha creato molta attenzione sul tema della mobilità sostenibile, ci sono le condizioni per una crescita estremamente interessante, che vogliamo affrontare investendo fortemente nell’ottimizzazione del nostro prodotto.
Lo stiamo facendo con una campagna di crowdfunding che è attiva proprio in questi giorni sulla piattaforma Opstart.
In merito alla campagna di crowdfunding, ho visto che state lavorando con Opstart, come mai avete scelto questa piattaforma?
Nel nostro caso, abbiamo conosciuto Opstart attraverso un’altra startup, che aveva già fatto tutto il percorso con loro nel 2018, arrivando a un ottimo risultato in quanto a fondi raccolti.
Inoltre ci ha convinto il loro business model, che limita al massimo i costi iniziali di accesso alla piattaforma, e lavora a fianco della startup nella fase di raccolta del capitale
Nel processo di creazione di WeCity, quali sono gli step che avete seguito?
Ci potresti indicare i primi 3?
Dopo la “folgorazione” iniziale, abbiamo fatto un grosso lavoro di analisi relativamente alla possibile concorrenza, e alla dimensione e ai trend di mercato. Insomma, abbiamo cercato di validare l’idea nella maniera più rigorosa e severa possibile.
Il secondo step è stato quello di chiederci che competenze avessimo a disposizione tra i cofounder, e quali invece fossero assenti.
La creazione del team è stato il terzo step.
Questo processo ha richiesto almeno 3 aggiustamenti, ma ha portato ad avere un team solido, motivatissimo e coinvolto con un bilanciamento tra compensi mensili ed equity.
Con il senno di poi, cosa non rifaresti, nel percorso di creazione della tua startup?
E' difficile dirlo: se guardo indietro non vedo nel nostro percorso delle scelte che cambierei completamente, quanto piuttosto una serie di micro-decisioni quotidiane che, con il senno di poi, potevano essere prese più rapidamente, o con più efficacia.
Quali sono i ruoli ricoperti dai membri del team?
Io mi occupo del coordinamento del team, degli aspetti commerciali e finanziari del progetto, oltre che della parte di visualizzazione dei dati.
Gianluca Gaiba invece è il nostro CTO, al comando della “sala macchine”: si occupa direttamente della parte server e iOS, e coordina gli sviluppatori Android.
Francesca Mora è la nostra voce e le nostre orecchie nel mondo digitale: segue tutta l’assistenza agli utenti e gestisce la comunicazione digitale e offline.
GianMaria Incerti è il nostro responsabile UX, disegna e ottimizza l'interfaccia dell'app e di tutti i prodotti digitali collegati: dashboard di visualizzazione dati, sito internet, pubblicazioni.
Daniele Ferrari è invece il nostro responsabile marketing: cura le campagne di acquisizione utenti e programma tutte le azioni digitali “social”.
Come hai trovato gli altri membri del vostro team?
Attraverso il collaudatissimo sistema del “prova-errore” 🙂
Non è stato facile, e abbiamo dovuto fare degli aggiustamenti rispetto alla compagine iniziale.
Abbiamo anche capito che non eravamo, noi fondatori, gli unici a condividere l’idea di un mondo con meno automobili, più sano e vivibile.
Anzi, questa visione si è rivelata probabilmente il nostro asset principale nel formare il team e mantenerlo motivato e compatto in ogni occasione.
Nel tuo lavoro quotidiano di CEO, ci sono delle metriche o KPI seguite maggiormente? (Puoi fare un esempio di KPI?)
Si, cerchiamo di capire costantemente cosa realmente apporta valore per l’utente, e cosa invece è superfluo.
In questo modo possiamo far evolvere l’app nella direzione giusta, potenziando le funzioni più usate ed eliminando quelle inutili.
Le due metriche principali sono il costo per download (€/download) e il rapporto tra download e utenti attivi a intervalli temporali crescenti nel tempo: soprattutto questo secondo valore permette di avere un’informazione precisa sul tempo di permanenza degli utenti sulla piattaforma.
Che idea ti sei fatto del crowdfunding?
È uno strumento molto utile, un’ulteriore via per le startup che cercano finanziamenti per crescere.
Poi ogni progetto è diverso, ogni founder dovrebbe valutare attentamente se questa modalità sia adatta alle esigenze della propria startup
Cosa consiglieresti ad una startup che sta pensando di finanziarsi con il crowdfunding? Quali sarebbero le primissime attività da realizzare?
Credo che la prima valutazione sia, appunto, strategica: occorre capire se per il tipo di progetto che si sta sviluppando il crowdfunding sia la soluzione più adeguata, ragionando sugli impatti societari anche successivi alla fase di finanziamento.
Poi si può passare a costruire l’operazione, definendo la pre-money evaluation, gli obiettivi minimi e massimi, la quantità di equity a cui si è disposti a rinunciare.
Tornando a WeCity, oggi quali sono i costi più rilevanti che state sostenendo?
Sicuramente i costi di sviluppo software
In termini percentuali invece come sta crescendo il fatturato di Wecity?
Il fatturato è raddoppiato tra il 2018 e il 2019, ma la cosa di cui siamo più contenti è la previsione di un ulteriore raddoppio tra il 2019 e il 2020, nonostante l’emergenza sanitaria data dalla pandemia.
Questo dimostra che Wecity è, a livello di mobilità, il progetto giusto al momento gusto.
In base alla tua esperienza, qual è il segreto di una startup di successo? Cosa fa veramente la differenza?
Umiltà, rapidità nell’introdurre cambiamenti, resistenza alla fatica.
Quasi mai l’idea iniziale funziona nel mondo reale come te l'eri immaginata, quindi bisogna impegnarsi per farla crescere imparando dai propri errori.
Questo loop si ripete molte volte durante lo sviluppo del progetto, da qui la necessità di mantenere i nervi saldi e non gettare mai la spugna!
Quali sono invece le principali difficoltà per chi vuole avviare oggi una startup in Italia? Qual è il consiglio che ti senti di dare?
Credo che lo scoglio principale rimanga ancora l’accesso al capitale di rischio, anche se ci sono stati dei progressi evidenti rispetto agli anni passati.
Ogni startup deve sviluppare la propria strategia: per noi è stata fondamentale la capacità di bruciare poche risorse, anche se a volte a scapito della velocità di esecuzione.
Esistono delle risorse o delle competenze che sono necessarie per creare una startup ?
Oltre al talento specifico che ogni membro del team deve portare in dote, serve un ingrediente fondamentale che è la capacità di lavorare insieme sotto pressione, senza mai perdere di vista l’obiettivo comune
Ok Paolo, grazie per le tue risposte. Per adesso ti saluto e spero di risentirti più avanti con un aggiornamento su come procede il vostro viaggio
Ciao Dante, grazie a tutti i lettori di Startup Vincente!
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