Ciao William, benvenuto su Startup Vincente
Grazie Dante, gentile ad avermi invitato
Ci spiegheresti di cosa si occupa Sealance e cosè DeepSpeed?
Sealance è la startup che ho creato per dare un nuovo impulso alla navigazione sostenibile ed è un contenitore di invenzioni che aprono nuovi scenari, ad esempio il jet elettrico DeepSpeed che è fra le propulsioni high-speed più efficienti mai inventate.
William Gobbo
CEO e founder
Sealance
Nel processo di creazione di Sealence, quali sono gli step che hai seguito o che stai seguendo tutt’oggi?
Sealance è nata dal basso, come una vera startup ed è stata inizialmente creata attorno al jet DeepSpeed.
Nei primi anni dedicavamo al progetto dei ritagli di tempo, nel 2017 poi avevamo raggiunto un buon livello di sviluppo, ancorché meramente in laboratorio, e da lì abbiamo iniziato ad affrontare il progetto in un modo professionale.
Oggi Sealance è una realtà di 43 risorse e con un piano di assunzione di altre 30 nei prossimi mesi.
Quali sono stati invece primi ostacoli in cui ti sei imbattuto e che avrebbero potuto minare la tua fiducia come imprenditore?
All’inizio è stato veramente complesso riuscire a validare tecnicamente l’idea ed i primi prototipi non avevano soddisfatto le aspettative.
Dopo tanto lavoro e tempo impegnato, quando non vedi funzionare le cose, devi avere molto carattere e forza di volontà per andare avanti.
Dopo quasi 10 anni di lavoro sperimentale e di prove fallite, abbiamo alla fine risolto quasi tutti i problemi legati alla validazione dell’idea, ed abbiamo quindi deciso di lanciarci in questa nuova iniziativa imprenditoriale, fondando la startup.
Con il senno di poi, cosa faresti diversamente?
Avrei cercato immediatamente più soldi per partire prima con un team di progettisti dedicato.
Avrei risparmiato molto tempo e sarei arrivato prima col prodotto sul mercato.
Ti andrebbe di spiegarci come sei riuscito a validare la tua idea di business?
In realtà il progetto è inizialmente partito da un bisogno personale. Mi si era rotto il motore della barca e volevo cogliere l’occasione per trasformarla in elettrica ed ho iniziato a lavorarci.
Successivamente, molto tempo dopo, ho aggregato degli angels che erano a loro volta degli armatori e, prima ancora di chiedere loro soldi, ho chiesto loro se avrebbero comprato questo tipo di propulsione.
Solo dopo aver avuto una loro risposta affermativa, gli ho proposto di aiutarmi a svilupparla.
Invece parlando di soldi, come siete riusciti a finanziarla fino ad ora e come pensate di finanziare i vostri progetti di crescita?
Anche questo è stato un percorso tipico di molte startup.
Inizialmente nei primi anni di ricerca sperimentale, ho finanziato tutto io ed ho vinto qualche piccolo bando di finanziamento.
Successivamente ho aggregato i primi angels ed abbiamo vinto degli importanti bandi di finanziamento che ci hanno permesso di partire a strutturare le attività.
Ho letto che avete creato con successo 2 campagne di equity crowdfunding tramite la piattaforma di CrowdFundMe come mai avete fatto ricorso a questo canale di finanziamento e non ad altri e come mai avete scelto questa piattaforma?
Si, le campagne di crowdfunding facevano parte della nostra strategia di funding in quanto per una startup venuta dal basso non è sempre facile trovare canali di finanziamento ed il crowd per noi ha sempre funzionato molto bene.
La seconda campagna, in particolare, ha infranto tutti i record noti fino ad allora e rimane ancora oggi la campagna che ha raccolto di più nelle prime 24 ore, per essere esatti 1 milione di euro nelle prime 18 ore e circa 3 milioni in totale nei giorni immediatamente successivi.
La piattaforma è stata scelta perché aveva la fama di essere fra le più serie nel panorama italiano e per noi questo è stato un elemento decisivo.
Alla luce degli ottimi risultati raggiunti nella campagna di equity crowdfunding su Equity Crowdfunding, se dovessi creare una campagna per un’altra startup, quali sono i 3 step che seguiresti?
Rifarei esattamente quanto ho già fatto. Pianificare, pianificare, pianificare.
Come riuscite a gestire la moltitudine di nuovi soci?
Con molta difficoltà, ma dal mio punto di vista la numerosità dei soci è un valore positivo.
Secondo la tua esperienza, quali sono le principali difficoltà per chi vuole avviare oggi una startup in Italia? Qual è il consiglio di possiamo dare?
In Italia il mercato del Venture Capital è meno maturo e molto più “approssimativo” rispetto a quanto vediamo all’estero.
Esiste poi una miriade di incubatori che alla fine si dimostra essere più un freno che una vera rampa di lancio per una startup.
Anche l’aspetto burocratico rappresenta una zavorra, e questo per tutte le iniziative imprenditoriali italiane.
Bisogna, insomma, armarsi di tanta pazienza, sapendo che in Italia la strada è in salita.
Cosa suggerisci ai founder alle prime armi che invece stanno incontrando le prime difficoltà?
Di trovarsi prima possibile dei co-founders con i quali dividersi il lavoro e per motivarsi e sostenersi a vicenda ed organizzarsi appena possibile una squadra competente.
Da soli, difficilmente si arriva da qualche parte.
Esistono delle competenze/skills che un founder deve possedere a prescindere dal settore in cui opera la sua startup?
Un buon founder è quello che conosce i propri punti di forza e, soprattutto, quelli di debolezza.
Spesso una persona è portata a concentrarsi sulle attività che conosce o sulle cose che gli danno più soddisfazione, tralasciando o relegando le altre a perdite di tempo.
Questo è il primo passo per il fallimento.
Bisogna affrontare un progetto aggregando competenze anche molto distanti e trasversali fra loro, così da ampliare il più possibile la visione che si ha del progetto e delle opportunità che possono nascere.
Esistono delle risorse sia online che offline che ti senti di consigliare a chi sta per creare una startup digitale oggi in Italia oppure dei libri o corsi o software che consigli di utilizzare per gli aspiranti startupper?
Io ho sempre letto tantissimo le biografie di imprenditori o dei grandi innovatori.
Impari che lo stesso problema può essere visto da prospettive molto diverse fra loro e che per ogni problema, esistono più soluzioni.
Internet è una enorme biblioteca, il problema è però essere bravi a filtrare il buono dalla fuffa, anche se spesso la fuffa attira di più.
Parlando invece di persone, quali sono quei profili all’interno del team che non possono mancare in una startup?
Oltre a trovarsi dei co-founder animati dallo stesso spirito imprenditoriale o dalla stessa passione, direi che aggregare prima possibile un CTO ed un CFO aiuta a non fare troppi errori ed a recuperare finanziamenti nei modi corretti.
Se potessi dire una sola cosa a chi sta pensando di creare una startup, cosa diresti?
Non innamorarti della tua idea, ma cerca ogni occasione ed ogni modo per validarla, ben prima di svilupparla.
Una delle principali cause di fallimento delle startup è costruire prodotti che non funzionano o che non hanno poi un mercato.
La domanda che mi faccio, in questi casi, è: perché si sono spesi anni a sviluppare un prodotto che nessuno vuole ?
La risposta è scontata, perché i founders si sono innamorati della propria idea ed hanno tralasciato completamente le fasi di validazione del prodotto e/o di validazione del business.
Se tu domani mattina avessi una nuova idea su cui costruirci su una startup, quali sono le 3 cose che faresti subito?
Studiare il mercato ed i competitors, validare l’idea, aggregare competenze e capitali attorno alla nuova startup.
Ok William, grazie per le tue risposte. Per adesso ti saluto e spero di risentirti più avanti con un aggiornamento su come procede il viaggio di Sealence
Grazie a te Dante, un saluto anche a te ed a risentirci!
Approfondimenti
- Sealance (Sito web)
- DeepSpeed (Linkedin)
- DeepSpeed (Youtube)
- William Gobbo (Linkedin)
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