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Alla fine della strada di un progetto di creazione di una startup può non esserci un "happy ending": dobbiamo sempre tenere presente l'eventualità di un fallimento della startup.

Anche se abbiamo lavorato con il massimo impegno, l'attività di una startup è "a rischio": ha grandi possibilità di crescita, ma allo stesso tempo deve lottare con un'elevata percentuale di fallimenti.

Ovviamente questa non è la conclusione che ci aspettavamo all'inizio del nostro percorso come startupper: ma il fallimento della startup non vuol dire mettere una pietra tombale sulle nostre ambizioni di imprenditori, questo non dobbiamo dimenticarlo mai.

Si tratta di un possibile esito, di un ostacolo che possiamo trovare sul nostro cammino, ma che, per quanto ci possa sembrare assurdo, può esserci di grande aiuto per i nostri progetti futuri.


# Una startup fallisce: un nuovo punto di partenza

Abbiamo detto come il fallimento sia un'eventualità non rara nel mondo delle startup: quello che è necessario cambiare è la mentalità e il modo di porsi di fronte a questa situazione.

Il nodo focale è il nostro atteggiamento: non dobbiamo vedere il fallimento come una sentenza definitiva, ma dobbiamo imparare a trarne vantaggio.

In fondo, se la nostra startup è fallita, nonostante tutto l'impegno profuso, vuol dire che abbiamo commesso degli errori.

E quindi lo step successivo è quello di imparare dai nostri errori, nel momento in cui ripartiremo con un nuovo progetto di business (perchè dobbiamo pensare al fallimento della startup come a una caduta dalla bicicletta: l'importante è rimettersi subito in sella).

Inoltre, è molto importante capire quando è il momento di "lasciare andare": quando ci rendiamo che il nostro progetto di startup è fallito, dobbiamo essere spietati e dare un taglio netto.

Molto spesso lo startupper si affeziona profondamente al suo progetto di business, tanto da non volere mollare: una sorta di "accanimento terapeutico" che non ha alcun senso nel mondo delle startup, ma che anzi ci porterà a impegnare inutilmente fatica e risorse, per cercare di tenere in piedi una startup che è ormai pronta a essere tumulata.

Invece diventa importante investire queste energie nei nostri nuovi progetti: impariamo ad analizzare i perchè del fallimento della startup che abbiamo creato e a fare in modo di evitarli nelle nostre nuove attività. Solo in questo modo il fallimento sarà stata un'esperienza utile e formativa.


# Una startup fallisce: cosa succede per Business Angel e investitori?

Ovviamente, prima di passare a un nuovo capitolo della nostra vita come startupper, dovremmo chiudere tutte le "pendenze" che la nostra startup porta con sè: particolare importanza ha quello che succede ai Business Angel e agli investitori.

Ricordiamo sempre che l'investimento in una startup, di qualsiasi tipo di investimento si tratti, è per sua natura un investimento a rischio: chi crede e fornisce il suo capitale alla startup dovrebbe farlo con la cognizione di causa di investire in un'impresa ad alto rischio di fallimento.

Questo vuol dire che, nella maggior parte dei casi, non esiste nessuna garanzia che l'investimento sia garantito: a grandi possibilità di guadagno si accompagnano elevati rischi, come sempre nel mondo finanziario.

Ma è importante capire a quale destino vanno incontro i diversi soggetti coinvolti nel caso di fallimento della startup.


# Una startup fallisce: i Business Angel

L'investimento di un Business Angel in una startup non ha una natura puramente finanziaria e speculativa: questa figura è molto rilevante per gli startupper, perchè, oltre a fornire capitale, offre una collaborazione fattuale allo sviluppo e alla crescita del progetto di business.

Questo presume che il Business Angel sia realmente convinto delle possibilità di successo del progetto in cui investe e a cui collabora: si tratta di un investitore molto consapevole del rischio che va ad affrontare.

E questa consapevolezza può portare a una maggiore "attenzione" nel proprio investimento: infatti, oltre a lavorare, direttamente e indirettamente sul progetto di business, il Business Angel può prevedere delle tutele per il suo investimento.

Se infatti si comportasse come un investitore ordinario, che quindi acquista quote della società in cambio del suo finanziamento, si esporrebbe completamente al rischio di fallimento della startup: per evitare questa situazione invece il Business Angel può stipulare degli accordi che vanno a tutelare il suo credito.

Nell'accordo per il finanziamento, il Business Angel potrebbe prevedere delle clausole di preferenza in sede di liquidazione, che gli permettano di limitare i danni: questo tipo di clausole potrebbe prevedere che, sempre dopo aver soddisfatto i creditori della startup, qualsiasi parte del patrimonio della società andrà a soddisfare il diritto del Business Angel stesso.

Grazie a questo tipo di accordi si assiste a una modifica rispetto a quello che sarebbe la normale distribuzione del residuo della società fallita: in questo modo il diritto del Business Angel viene a trasformarsi in un vero e proprio credito privilegiato.

E solo dopo aver soddisfatto anche questo credito lo startupper potrà disporre di quello che eventualmente rimane del patrimonio della sua società.


Una startup fallisce: gli investitori

In una situazione diversa si trovano gli investitori nel caso di fallimento della startup: si tratta infatti della categoria che corre il rischio maggiore (anche se compensato da ottime possibilità di guadagno).

In particolare, se gli investitori sono possessori delle azioni della startup, il rischio concreto di perdere tutto il capitale investito è molto alto: infatti, avranno diritto a ottenere una parte del capitale residuo della società (in proporzione allo loro partecipazione azionaria), ma solamente quando saranno stati soddisfatti tutti i creditori della società stessa.

Una situazione diversa potrebbe porsi per gli investitori in possesso non di azioni, ma di altri titoli di credito (per esempio le obbligazioni emesse dalla società).

In questo caso molto dipende dalla natura dell'obbligazione detenuta: ci sono infatti delle obbligazioni (definite senior) che hanno la precedenza rispetto ad altre obbligazioni (subordinate o junior) e che quindi potrebbero ottenere almeno il rimborso di una parte del capitale.

Con gli strumenti di finanziamento subordinato, questo fatto ha minore probabilità di accadere, perchè si tratta di obbligazioni che non hanno alcun diritto di precedenza (ma che in cambio garantiscono spesso un rendimento maggiore).

Ovviamente si tratta semplicemente di una possibilità: infatti, dopo aver pagato i creditori privilegiati (come lo Stato e i dipendenti) è davvero molto difficile trovare un residuo del capitale sociale della startup, che in buona parte potrebbe essere andato eroso durante la gestione precedente al fallimento della società stessa (gestione onerosa e spesso molto complicata).

L'investimento in una startup, per quanto foriero di possibili guadagni, resta un investimento a rischio, perchè è l'attività sottesa all'investimento stesso, cioè quella della startup, a essere per sua natura a rischio di fallimento. 


# Una startup fallisce: gli istituti di credito

Un altro importante attore nella scena del fallimento della startup è rappresentato dagli istituti di credito che possono aver finanziato l'attività della società e che, con il fallimento della stessa, rischiano di vedere completamente dispersi non solo gli interessi ma anche il capitale finanziato.

In realtà, gli istituti di credito tendono a mettere in atto degli strumenti di cautela già al momento dell'erogazione del finanziamento: in particolare, quando si tratta di startup all'inizio dell'attività o con un capitale sociale limitato, la scelta è quella di richiedere delle garanzie reali.

Questo vuol dire che lo startupper ed eventualmente anche gli altri founder, dovranno dare a garanzia del finanziamento dei loro beni personali (per esempio accendendo un'ipoteca sugli immobili di loro proprietà) e che la banca, in caso di insolvenza della startup, potrà legittimamente disporre di questi beni dati in garanzia.

Ovviamente questo sistema non è sempre in grado di preservare i crediti delle banche e degli istituti finanziari, ma si tratta comunque di uno strumento efficace a tutela di un finanziamento, preservando in un certo modo il finanziatore dai rischi che un'attività come una startup porta comunque e sempre con sè.


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