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Non tutte le ciambelle riescono con il buco e non tutte le startup hanno successo: anzi, una grande parte di esse fallisce miseramente.

Si tratta di un fenomeno in parte inevitabile, perché quello delle startup è un mondo dove il rischio di impresa è più elevato rispetto ad altre situazioni, ma molto spesso gli errori dipendono dall’inesperienza degli startupper.

Infatti, gli errori più diffusi nel creare una startup vengono commessi dagli startupper alle prime armi, che si trovano a confrontarsi per la prima volta con il mondo dell’imprenditoria e che quindi non hanno alcuna esperienza.

Inoltre, una buona fetta di aspiranti imprenditori, non lavora nel campo in cui va a creare una startup: questo vuol dire che spesso non dispone di una preparazione specifica di cui usufruire.

In effetti, non si tratta di una situazione semplice: partendo da queste basi, gli ostacoli che come startupper dobbiamo affrontare sono sicuramente più impegnativi di quelli che si trova davanti un imprenditore di lungo corso: ma quello che possiamo e dobbiamo fare è conoscere quali sono gli errori più comuni (e più gravi) ai quali rischiamo di andare incontro nella creazione della nostra startup, in modo da riuscire a evitarli e proseguire nella strada verso il successo.

1) Manca la vision

Abbiamo la nostra idea di business, ma quello che non sappiamo davvero è cosa questa idea possa rappresentare per il mercato.

Non riusciamo a guardare in avanti e siamo privi di una visioni: e senza una vision non siamo degli startupper destinati al successo, perché non riusciamo a vedere il quadro generale, il futuro del nostro progetto.

Senza una vision chiara rischiamo di non riuscire a ottimizzare il lavoro e gli sforzi che facciamo, e di non riuscire a organizzare in modo armonico il lavoro del nostro team.

La vision è il “collante” del nostro progetto: non è il prodotto che fa la startup, ma la vision che determina gli obbiettivi e la strada da seguire per raggiungerli.

La vision può sembrare un concetto astratto e non facilmente definibile: e questo potrebbe portare lo startupper a trascurarla, per concentrarsi su quelli che sembrano obiettivi più concreti.

Invece la vision è una realtà concreta, di vitale importanza per un founder che voglia avere successo.

Per quanto possa sembrare strano, una vision chiara è quella che guida le nostre scelte, nel momento in cui creiamo e sviluppiamo la nostra startup.

E per capire la nostra vision dobbiamo partire da una domanda che ci potrà apparire come folle (ma che folle non è): come vediamo il mondo dopo che avremo sviluppato il nostro progetto?

Stiamo parlando dell’impatto che la nostra idea di business avrà sulla realtà.

Un obiettivo ambizioso?

Può darsi, ma la nostra vision deve essere ambiziosa, dobbiamo essere in grado di esplicitarla e di condividerla con altre persone, in particolare con i membri del nostro team: avere una vision chiara è importante anche per questo aspetto dell’attività imprenditoriale, perché ci permette di scegliere persone che la capiscono e la condividono e quindi sono le più adatte al nostro progetto di startup.

Pensiamo alla vision che ha rivoluzionato la nostra vita: quello che vedeva Bill Gates nella sua impresa era “Un personal computer su ogni scrivania e ogni computer con un software Microsoft installato”.

In base a questa vision è riuscito a creare una multinazionale che domina ancora oggi il mercato.

2) Manca un obiettivo chiaro

Abbiamo la nostra idea di business e cominciamo a lavorarci sopra: ma non sappiamo cosa vogliamo fare in concreto.

Non abbiamo idea di quale sia il nostro obiettivo.

Oppure ne abbiamo un’idea molto vaga: vogliamo diventare ricchi grazie al nostro prodotto.

Ma partendo da un obiettivo così generico diventa difficile organizzare il lavoro in concreto: non sappiamo cosa dobbiamo fare  e in che ordine lo dobbiamo fare.

Siamo bloccati.

Lavorare a una startup vuole dire lavorare per obiettivi.

Non si tratta semplicemente di stare alla scrivania per un determinato periodo di tempo, ma di fare in modo che il nostro lavoro porti a raggiungere un preciso obiettivo, nei modi e nei tempi che abbiamo preventivato all’inizio.

E per fare questo è importante avere un obiettivo chiaro: anzi, un solo obiettivo non basta, perché il processo per realizzare una startup è sempre complesso e quindi va diviso in fasi diverse.

E ognuna di queste fasi deve avere un obiettivo da raggiungere.

Quindi dobbiamo avere un obiettivo finale chiaro (per esempio, il lancio sul mercato del nostro prodotto) e tutta una serie di obiettivi intermedi (per esempio, lo sviluppo del prodotto, la creazione di una rete commerciale e di un’efficace campagna di marketing) che contribuiscono tutti insieme alla realizzazione dell’obiettivo principale.

Solo in questo modo saremo in grado di organizzare in modo efficace il lavoro: non dobbiamo mai dimenticare che l’importante è il risultato che dobbiamo raggiungere.

Cercare di creare una startup senza avere ben chiaro l’obiettivo finale e gli obiettivi intermedi è un’impresa praticamente impossibile: infatti risulta impossibile organizzare il lavoro, che rischia di diventare completamente dispersivo.

Inoltre, non avere chiari gli obiettivi e i tempi massimi in cui raggiungerli aumenta la dispersività e il rischio di essere distratti da tutto quello che non riguarda lo sviluppo della nostra startup.

Un progetto senza obiettivi è un vero e proprio paradosso, che non può mai portare alla realizzazione di qualcosa di concreto.

3) Non essere focalizzati

Abbiamo iniziato a lavorare sulla nostra startup, ma c’è qualcosa che non funziona: la buona volontà ce la stiamo mettendo, ma c’è sempre qualcosa che ci distrae, pensieri, problemi, altri impegni famigliari e non.

Così, quelle ore che durante la giornata abbiamo riservato al lavoro sulla nostra startup non portano da nessuna parte e non riusciamo ad andare avanti: il problema è quello di focalizzare il lavoro.

In realtà quello di creare una startup dovrebbe essere un lavoro a tempo pieno, un impegno che assorbe tutte le nostre forze: peccato sia quasi impossibile dedicarsi solo al nostro progetto di business.

Per riuscire a focalizzarsi sul nostro progetto è importante organizzare il nostro tempo nel modo corretto: dobbiamo fare in modo di lavorare ogni giorno alla nostra startup, per un tempo chiaramente definito.

Ogni giorno, comprese le domeniche, le feste comandate e quei giorni in cui siamo stanchi e preferiremo fare altre.

E il tempo che dedichiamo al nostra progetto deve essere un tempo “di qualità”: dobbiamo rimanere concentrati, seguire la tabella di marcia che abbiamo preparato, rimanere concentrati sugli obiettivi.

Per riuscirci può essere utile isolarsi dagli altri, per  non essere disturbati: potremmo scegliere di dedicare al lavoro le ore della notte, oppure le prime ore del mattino, a seconda delle nostre preferenze e del nostro bioritmo.

Se non riusciamo a focalizzarci, il rischio è quello di disperdere le nostre energie e di non riuscire a portare avanti il nostro progetto, non rispettando gli obiettivi e i tempi che ci siamo dati: finiremo per girare a vuoto e la nostra startup avrà uno sviluppo troppo lento per avere buone possibilità di successo.

4) Non essere umili

Siamo sicuri della bontà e del successo della nostra idea, proprio come dovrebbe essere un vero startupper.

Ma a volte questa sicurezza rischia di diventare arroganza: siamo talmente convinti di essere sulla strada giusta da diventare sordi alle critiche e soprattutto ai suggerimento che ci possono arrivare da persone esperte del settore o da imprenditori di esperienza.

Possiamo anche arrivare al punto di non ascoltare i consigli e i pareri dei membri del nostro team, soprattutto quando ci fanno notare che ci sono delle correzioni da apportare.

Per non parlare dei feedback del pubblico: non è il nostro prodotto a essere sbagliato, sono loro a non capirlo.

Partiamo da un presupposto importante: come startupper siamo dei principianti.

Magari la nostra idea di business è davvero rivoluzionaria, ma noi rimaniamo sempre dei principianti: e questo vuol dire che abbiamo tanto da imparare.

I suggerimenti e le critiche possono risultare fastidiose a un primo impatto, e suscitare un moto di orgoglio: ma quello che dobbiamo fare è imparare da tutto quello che ci viene detto.

In primo luogo a distinguere quali sono le critiche e i suggerimenti costruttivi e non semplicemente distruttivi (fini a sé stessi e quindi inutili).

E poi a fare tesoro delle critiche e dei suggerimenti, soprattutto quando provengono da persone con esperienza oppure dotate di particolari professionalità: infatti ci danno la possibilità di correggere i nostri errori in tempo, prima che causino conseguenze gravi.

E non trascuriamo mai i feedback che provengono dal pubblico: il nostro successo dipende dalla capacità di soddisfare i loro bisogni.

Se non seguiamo questa strada, rischiamo di comportarci come un treno che corre verso un ponte interrotto: saremo sempre dritti nel percorrere la via che abbiamo segnato, ma destinati a cadere fragorosamente.

5) Creare un prodotto che vuoi solo tu (e non interessa a nessuno)

Abbiamo avuto l’idea del secolo: nessuno ha pensato al nostro prodotto prima di noi. Ma proprio nessuno.

Perché a nessuno sembra interessare: abbiamo ricevuto solo feedback negativi, e dall’analisi dei dati abbiamo scoperto che nessun consumatore è disposto a spendere nemmeno un euro per quello che vogliamo produrre.

Eppure è il prodotto del secolo: l’unica conclusione possibile è che sono gli altri a non capire la nostra genialità.

L’obiettivo della startup è il successo: è il successo, in campo commerciale, si misura con il gradimento del pubblico e con le vendite. Se ci rendiamo conto (tramite i feedback ricevuti) che il nostro prodotto ha dei difetti, possiamo agire per correggerli.

Ma se veramente il nostro prodotto non interessa, c’è un’unica scelta possibile: abbandonare l’idea.

Continuare a perseverare nel tentativo di realizzare la nostra idea può portare a una soddisfazione personale, ma non rappresenta nulla di utile e di concreto: vuol dire solo buttare via tempo e denaro, per dimostrare che possiamo creare un determinato prodotto, magari bellissimo, ma che il pubblico percepisce come inutile e che è destinato a rimanere invenduto.

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