Ciao Omar, benvenuto su Startup Vincente
Un saluto e grazie mille per l'opportunità.
Di cosa si occupa il tuo portale Pagare Meno Tasse?
Come dice il nome stesso, il portale vuole essere un riferimento per tutti i contribuenti che si sentono vessati dal sistema fiscale italiano e cercano delle soluzioni legali per ridurre il loro carico tributario.
Omar Cecchelani
Scrittore e Blogger
Pagare Meno Tasse
Com'è nata l'idea di creare un sito come Pagare Meno Tasse?
L'idea di creare il sito Pagare Meno Tasse l'ho avuta quando su un altro portale, su cui scrivevo articoli dedicati all'economia e al marketing, decisi di pubblicare un testo intitolato "Come pagare meno tasse in 9 mosse se hai una piccola attività", dando dei semplici consigli a imprenditori e liberi professionisti alle prese con F24 troppo pesanti.
Un articolo che ha avuto un enorme successo in termini di visite e interazioni sui social grazie al linguaggio semplice e comprensibile a tutti che ho utilizzato per illustrare concetti che, normalmente, vengono trattati in modo troppo tecnico e spesso sono incomprensibili ai più.
Da questa semplice esperienza, ho pensato che potesse diventare molto interessante condividere le mie competenze di imprenditore e le mie conoscenze fiscali con altri colleghi imprenditori, liberi professionisti e contribuenti semplici.
Così è nato "Pagare Meno Tasse".
Quando hai deciso di partire con questa tua iniziativa, che esperienza e che formazione avevi su queste tematiche?
Questa domanda mi consente di proseguire il discorso interrotto nel precedente quesito.
Ho acquistato il dominio pagaremenotasse.com nel 2015 e ho iniziato questa avventura scrivendo articoli su quello che inizialmente era un blog con poche informazioni che, col passare del tempo, si è trasformato in un vero e proprio portale dedicato al risparmio fiscale.
Il gran numero di documenti scritti e la moltitudine di argomenti trattati mi hanno spinto a voler far qualcosa in più, ovvero la stesura del libro "Pagare Meno Tasse - Quello che i commercialisti non dicono su Fisco e Tasse" che, in breve, è una guida scritta in linguaggio semplice, discorsivo e comprensibile a tutti incentrata sul risparmio fiscale.
Ho cercato di rivolgermi a piccoli imprenditori, commercianti, liberi professionisti stufi di leggere testi quasi incomprensibili, o ascoltare il proprio commercialista che troppo spesso utilizza un linguaggio tecnico comprensibile soltanto a chi conosce la materia.
Scrivendo questo libro, e ancor più gli articoli sul portale, ho portato la mia esperienza di imprenditore al servizio dei lettori. Imprenditore che da vent'anni ha gestito piccole e medie imprese, a partire da quella di mio padre ormai, buon per lui, in pensione.
Ho imparato, nella gestione delle piccole attività, a trovare le soluzioni per migliorare il rapporto col Fisco di tali imprese restando nella legalità, oltre alla formazione acquisita attraverso la lettura di testi specifici e la partecipazione a corsi e convegni con commercialisti e fiscalisti.
Grazie alle esperienze affrontate negli anni, alle informazioni via via apprese, ho potuto costruire un bagaglio di cultura in materia di risparmio fiscale e di protezione patrimoniale che mi ha permesso di diventare, grazie al mio portale e ai libri che ho scritto, un punto di riferimento per molti contribuenti che mi ringraziano quotidianamente per i consigli ricevuti.
Parliamo adesso di startup. Secondo la tua esperienza, oggi le startup digitali italiane riescono ad essere efficienti da un punto di vista fiscale oppure no?
La mia risposta potrebbe stupirti perchè non è cosi negativa come si potrebbe pensare.
Chi apre una startup ha già una visione orientata al futuro, un approccio moderno incentrato anche verso il risparmio fiscale, grazie alle numerose agevolazioni riservate a questo tipo di impresa.
Spesso si apre una startup proprio per approfittare degli incentivi fiscali e intraprendere un modello di business nuovo, scalabile e con prospettive di crescita che gli startupper già prevedono.
Questa previsione si ripercuote anche nella gestione fiscale della nuova impresa, sia nel periodo iniziale, che in una fase di auspicata crescita, perchè sicuramente un soggetto di questo tipo parte più preparato del pizzaiolo che decide di aprire una ditta individuale o una sas senza un'idea innovativa o un progetto che gli permetta, ad esempio, di aprire punti vendita in un numero illimitato di Paesi alla conquista di nuove quote di mercato.
Invece quali sono gli errori più comuni che noti nelle startup?
Secondo la mia esperienza personale, il primo errore fondamentale di una startup è quello di sbagliare completamente la strategia di marketing.
Il che significa spesso "pensare troppo in grande" e credere di poter soddisfare tutti i potenziali clienti, in ogni mercato possibile, e non pensare alla creazione di qualcosa che si rivolga ad una precisa nicchia di utenti con l'obiettivo di diventare il leader di quella specifica categoria.
Troppo spesso non si conosce nemmeno il mercato in cui ci si vuole collocare e cercare di essere un punto di riferimento per tutti è utopistico, quasi sicuramente ci si ridurrebbe ad essere una tra le tante micro imprese che non forniscono alcun valore aggiunto.
Il rischio più grosso è che la startup non riesca a decollare e, di conseguenza, perda anche la propria ragione di essere.
Collocarsi in troppi settori o in un mercato che non si conosce solo perchè si pensa di avere una buona idea, spesso può trasformarsi in un'arma a doppio taglio, così come il pensare, anche e solo lontanamente, di poter far concorrenza ad un brand storico e ormai radicato nella mente dei consumatori.
Conoscere il mercato vuol dire sapere chi sono i leader, cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato, il passato e quale potrebbe essere il futuro.
Altro errore che spesso ritrovo nelle startup è quello che le nuove imprese non nascono per risolvere un problema o soddisfare un'esigenza specifica, ma vengono costituite perchè l'aspirante startupper ha delle capacità specifiche senza una vera prospettiva per lo sviluppo di un business, una missione o uno scopo preciso.
Dal punto di vista fiscale e amministrativo invece, le più grosse criticità le ho riscontrate in quelle startup in cui gli imprenditori non hanno alcuna voglia nè intenzione di documentarsi personalmente sulla gestione della propria impresa, lasciando che sia il commercialista a fare questo lavoro e a prendere le decisioni circa la politica fiscale e strategico-amministrativa.
Un errore grossolano perchè resto dell'idea che nessuno come l'imprenditore, anche non necessariamente uno startupper, conosca meglio di se stesso la propria impresa, le prospettive e la propria propensione al rischio.
Pertanto, le linee guida della gestione devono necessariamente essere dettate da lui e non lasciando che il consulente fiscale, decida il bello e il cattivo tempo della sua impresa a partire dalla sua costituzione, la decisione della forma societaria e del regime fiscale, nonchè le opportunità di agevolazioni o bonus che per le startup sono davvero innumerevoli.
Per un aspirante startupper, che consigli di senti di dare per riuscire a risparmiare fiscalmente, ovviamente in modo lecito??
Credo di non scoprire l'acqua calda sostenendo che molto dipenda dalle prospettive di crescita nel breve periodo, la propensione al rischio dell'imprenditore e dalla necessità di costituire un'impresa in forma associata oppure una ditta individuale.
Questo perchè nel caso di una ditta individuale con limitate prospettive di crescita, la soluzione ideale sarebbe quella di adottare il regime forfettario per le startup che da la possibilità all'imprenditore di avere numerose agevolazioni circa gli adempimenti burocratici ma, soprattutto, una tassazione davvero conveniente per i primi 5 anni di imposta, ovvero il 5% anziché il 15% (aliquota ordinaria del regime forfettario) sugli utili calcolati in base al codice ATECO dell'attività stessa.
Il regime forfettario start-up mantiene, inoltre, le medesime agevolazioni del regime forfettario tradizionale: franchigia IVA e ritenute d'acconto, esonero dall’uso della fattura elettronica, contabilità semplificata e possibilità di riduzione del 35% dei contributi previdenziali.
Possono accedere al regime forfettario startup le nuove attività d’impresa, arti o professioni e, pertanto sarà impossibile avvalersene dal contribuente che abbia esercitato attività di impresa arte o professione nei 3 anni precedenti l'apertura della nuova partita IVA, oppure se la nuova attività rappresenti la mera prosecuzione di una precedentemente svolta ed esercitata sotto forma di lavoro autonomo o subordinato.
Ma il limite più grosso del regime forfettario è rappresentato dal fatto che per mantenere le agevolazioni non è consentito conseguire ricavi superiori a 65.000 durante il periodo di imposta.
Condizione che potrebbe in qualche modo frenare la crescita dell'impresa e tarpare le ali allo startupper.
Ecco perchè è molto importante avere ben chiare le prospettive di crescita nel breve e nel medio periodo per avvalersi della forma giuridica adatta fin dalla costituzione della nuova impresa, evitando trasformazioni in corso d'opera particolarmente costose e piuttosto macchinose.
Questo significa che se si decide di aprire un'impresa in forma associata con una certa propensione al rischio e all'investimento, e la volontà di crescere in tempi rapidi, sarebbe conveniente la costituzione di una startup innovativa in forma di SRL esente dal pagamento dei diritti di segreteria e del diritto annuale alla Camera di Commercio di riferimento e, in fase di costituzione, dall’esenzione di imposta di bollo e segreteria per l’iscrizione al Registro delle Imprese.
Il risparmio sarà di circa 220 € l'anno e tale esenzione potrà essere sfruttata per non più di 5 anni (termine massimo per il mantenimento dello status di startup innovativa). Anche dopo la costituzione i vantaggi saranno particolarmente significativi:
E svariate altre agevolazioni come incentivi alle assunzioni, l'accesso diretto al Fondo di Garanzia che facilità l'accesso al credito fornendo garanzia sui prestiti bancari, e molte altre che non sto ad elencare.
Questo per dire che a prescindere dal tipo di forma giuridica scelta esistono moltissime possibilità di risparmio fiscale e altri benefit per gli startupper che dovranno però informarsi preventivamente su quali possano essere le migliori agevolazioni, proporle al proprio consulente fiscale e, con la sua collaborazione, scegliere la via migliore.
Quale tipologia di forma societaria è più adatta per una startup digitale?
Riprendo in parte quello che ho detto in precedenza e senza però dilungarmi troppo: a mio avviso non esiste una forma societaria più o meno adatta per una startup digitale.
Eviterei le società di persona perchè non consentono di effettuare una pianificazione fiscale particolarmente performante e, oltretutto, godono di molte meno agevolazioni fiscali e burocratiche rispetto alla ditta individuale in regime forfettario e alla SRL.
Altro svantaggio della società di persone è la responsabilità illimitata e solidale dei soci nei confronti delle obbligazioni assunte dalla società il che, specie nel caso di una startup con un forte impulso alla crescita e con la necessità di fare investimenti e indebitarsi potrebbe mettere a repentaglio il patrimonio personale dei soci.
Esclusa la società di persone, la scelta della forma societaria dipende molto dalla prospettiva di crescita e di fatturato della nascitura impresa: sintetizzando, mi sento di consigliare la ditta individuale in regime forfettario per quelle attività di modeste dimensioni e con prospettive ridotte di crescita soprattutto nel medio periodo.
Laddove invece il progetto sia ambizioso, sono previsti investimenti sostanziali, l'assunzione di personale e ci siano capitali a rischio e buone previsioni di fatturato e, soprattutto di crescita, la SRL innovativa rappresenta la soluzione più performante.
Invece per quanto concerne l'assunzione dei dipendenti, come dovrebbe muoversi una startup per ottenere anche un risparmio fiscale?
La normativa prevede delle ottime opportunità per le assunzioni nelle startup.
Per esempio, merita attenzione il contratto a tempo determinato.
Infatti, è previsto che per le start up non si applichino i limiti imposti ai contratti a tempo determinato ordinari relativamente a proroghe o rinnovi.
La startup innovativa infatti può assumere lavoratori subordinati con contratti a tempo determinato fino ad un massimo di 24 mesi e, all’interno di questo periodo temporale, gli stessi contratti potranno essere anche di breve durata e rinnovati più volte, con massima libertà circa i limiti, la durata e il numero di proroghe previsti dalla norma generale.
Inoltre, per quanto riguarda invece le assunzioni a tempo indeterminato, oppure le trasformazioni da contratto a tempo determinato in indeterminato con particolare riferimento al personale altamente qualificato (in possesso di un Dottorato di ricerca universitaria in ambito tecnico scientifico, oppure laura magistrale in discipline analoghe) è previsto un credito di imposta nella misura del 35% del costo aziendale sostenuto per tali assunzioni anche sotto forma di apprendistato.
Il costo aziendale è rappresentato dalla somma tra la retribuzione lorda, e contributi previdenziali obbligatori.
Tale credito di imposta viene concesso per un periodo non superiore ai 12 mesi dalla decorrenza dell'assunzione e potrà essere utilizzato in compensazione di altre imposte attraverso il modello F24.
Per concludere è utile sottolineare come la retribuzione del personale dipendente delle startup sia formata da una componente fissa ed una variabile:
Questo sistema comporta un notevole risparmio in termini di retribuzione e contributivi per la startup che sarà in grado di sfruttare maggiormente la componente variabile.
Grazie Omar per la tua disponibilità e speriamo di risentirci presto per un aggiornamento sul mondo startup.
Grazie a risentirci
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