Ciao Riccardo benvenuto su Startup Vincente
Ciao! Grazie mille per averci chiesto di partecipare!
Riccardo, di cosa si occupa precisamente Nibol?
Nibol nasce nel 2018 come l'app per aiutare gli smartworker a trovare una postazione di lavoro nei locali e nelle caffetterie.
Il funzionamento è molto semplice sia per i gestori dei locali che per gli utenti.
Una volta entrati nel network Nibol, l’utente vede sull’app tutti i locali più vicini alla sua posizione.
Fatta la scelta, non resta altro che prenotare il proprio tavolo tramite l’app, specificando quando e per quanto tempo verrà occupato.
Il cliente potrà pagare il costo direttamente sull’app o pagare una consumazione al locale.
Nell'ultimo periodo abbiamo sviluppato anche una piattaforma che aiuta aziende e dipendenti nella gestione degli spazi di lavoro e semplifica il rientro in ufficio.
Da una parte infatti, permette al management un’ottimizzazione degli spazi aziendali (uffici, sale riunioni, ecc) e di conseguenza dei costi, dall’altra permette al lavoratore di trovare la miglior postazione di lavoro possibile, che sia in azienda o, in futuro, in un coworking.
Si può prenotare la scrivania per il tempo necessario, gestire la corrispondenza e le visite di esterni in azienda, prenotare il parcheggio aziendale e gestire le sale riunioni.
Nibol cerca così di rispondere ai cambiamenti che stiamo attraversando e speriamo che possa diventare presto il punto di riferimento per aziende, freelance, piccole aziende e dipendenti per la gestione smart del lavoro, diventato ormai un concetto molto diverso rispetto a quello cui eravamo abituati.
Attualmente tu che ruoli occupi e qual era il tuo background prima di creare la tua startup?
Sono il founder e il Ceo di Nibol.
Il mio background è sempre stato nel mondo creativo.
Prima di Nibol lavoravo come designer per prodotti digitali.
Riccardo Suardi
CEO
Trova postazioni di lavoro per gli smart worker
Com'è nata l'idea di creare Nibol?
Cosa ti ha spinto a creare questa startup?
Durante il mio periodo di studio all’estero, all'Università, condividevo l’appartamento con altri 5 inquilini.
Trovare spazio e momento ideale per lavorare in casa, era veramente difficile.
Così ho iniziato a frequentare bar e caffetterie, un’abitudine molto frequente nei Paesi anglosassoni.
Così, rientrato in Italia, ho iniziato a fare lo stesso.
Cercavo un bar che avesse le condizioni ottimali per il lavoro e trascorrevo le ore che mi servivano.
Una volta rientrato a casa, segnavo queste location su Google Maps e le condividevo con i miei amici.
Così è nata l’idea di Nibol, il network dell’ufficio diffuso, come mi piace chiamarlo.
Cosa vi differenzia dai vostri competitors, qual è il vostro vantaggio competitivo?
Nibol offre un servizio unico nel suo genere.
Nato per aiutare gli smartworker, permettendo la prenotazione di postazioni di lavoro in Italia.
Un modello, quello del lavoro al bar, molto diffuso nel nord Europa o negli Stati Uniti, ma non nel nostro Paese.
A questo, negli ultimi mesi, si sono aggiunte diverse funzionalità per le aziende che permettono loro la gestione smart dell’ufficio.
Quindi, integrando i due aspetti, Nibol offre un servizio unico, che consente da una parte al lavoratore di scegliere la mia miglior postazione di lavoro, diversa ogni giorno, dall’altra ai manager di ottimizzare e utilizzare al meglio gli spazi aziendali.
Nel processo di creazione di Nibol, quali sono gli step che hai seguito o che stai seguendo tutt’oggi?
Gli step, a volte banali, sono sempre gli stessi: cerca di risolvere un problema per un numero ristretto di persone.
Parla con loro, fagli provare la tua soluzione e capisci razionalmente se è quella giusta oppure no.
Quando hai trovato una soluzione corretta continua a cercare altri problemi vicini e continua a iterare per trovare una soluzione.
Credo che faremo così per molto tempo ancora.
Quali sono stati i primi ostacoli in cui ti sei imbattuto in questo percorso di crescita?
Il mercato. Nel 2018 in Italia non eravamo pronti per il lavoro flessibile.
Oggi lo diamo quasi per scontato, ma il timing è un elemento chiave per il proprio progetto e bisogna sempre tenerne conto.
Con il senno di poi, cosa faresti diversamente?
Credo che tutto quello che abbiamo fatto ci abbia portato dove siamo ora, e ora per noi è un grande momento.
Credo che non farei nulla di diverso.
Ti andrebbe di spiegarci come avete validato la vostra idea di business?
L’idea di oggi, concentrata più sulle aziende, è stata validata grazie al fatto che molte aziende ci richiedono la nostra soluzione.
Abbiamo iterato il prodotto molto velocemente, e questo ci ha permesso di far incontrare le nostre idee di prodotto nel mercato attuale.
Quali sono i ruoli ricoperti dagli altri membri del team di Nibol?
La maggior parte del team al momento si occupa del prodotto con l’obiettivo di alzare moltissimo la qualità e mantenere alti i nostri standard di lavoro.
Dall’altra parte stiamo continuanado a fare crescere il nostro network di spazi affiliati (coworking, sale meeting e caffetterie).
Infine, io al momento mi occupo anche della vendita (stiamo cercando altre figure sales da assumere a tempo indeterminato).
Qual è il business model su cui si regge Nibol?
SaaS in abbonamento.
L’azienda paga una quota mensile in base alla grandezza della sua organizzazione per poter utilizzare la nostra piattaforma.
Nel tuo lavoro quotidiano ci sono delle metriche o kpi che segui maggiormente?
MRR. Per una realtà SaaS, “Monthly Recurrent Revenues” è il kpi che ti permette di capire moltissime cose del tuo business.
Il concetto di fondo (stile Netflix), è che se il tuo prodotto risolve davvero un problema e funziona molto bene, eccetto casi particolari i tuoi clienti staranno con te per moltissimo tempo.
Invece parlando di soldi, come siete riusciti a finanziare Nibol fino ad ora e come pensate di finanziare i vostri progetti di crescita?
Inizialmente abbiamo utilizzato i miei risparmi e quelli del mio co-founder Francesco Scalambrino.
Successivamente abbiamo chiuso un pre-seed prima e un seed di mezzo milione poche settimane fa.
Sicuramente in una fase iniziale serve molto ingegno, i soldi arrivano e sono utili solamente dopo.
Quali sono le principali difficoltà per chi vuole avviare oggi una startup in Italia? Qual è il consiglio di possiamo dare?
Credo che siano le difficoltà di chiunque nel mondo voglia creare una startup.
Fare impresa è molto complesso, ovunque direi.
Il mio consiglio è quello di prendersi tutte le responsabilità e non appoggiarsi mai su fattori esterni quando ci sono delle difficoltà.
Sposa un'idea che ti appassiona e di cui sei ossessionato, trova delle persone con cui condividere questo viaggio e non fermarti per almeno qualche anno.
Nel tuo percorso di crescita hai avuto un mentore?
Non ho mai avuto un mentore unico, o meglio, nessuna persona la reputo come “mentore”.
Io ho cercato di avere attorno persone da cui potevo imparare moltissimo, anche molto diverse tra loro, per poi crearti il tuo modo di vedere e fare le cose.
Sicuramente Francesco è la persona che lavorativamente mi ha dato di più fino a questo momento.
Cosa ti senti di suggerire ai founder alle prime armi che invece stanno incontrando le prime difficoltà?
Di godersi il viaggio. Non mollare, continua a muoverti e non smettere mai di voler migliorare.
Una volta fatto questo, segui le persone giuste.
C’è un sacco di gente che insegna a fare le cose senza averle mai fatte in prima persona.
Mi capita molto spesso di fare colloqui con giovani imprenditori che dal mio punto di vista hanno basi sbagliate per lanciare un progetto.
La cosa preoccupante è che la loro formazione è spesso comune.
Esistono delle competenze che un founder deve possedere a prescindere dal settore in cui opera la sua startup?
Certamente. Deve essere appassionato di quello che fa.
La passione ti aiuta in tutto: trovare talenti, trovare soldi e vendere il tuo prodotto.
Senza quella, tutto questo risulterebbe falso.
Esistono delle risorse sia online che offline che ti senti di consigliare a chi sta per creare una startup digitale oggi in Italia?
Io ho sempre imparato le cose sul campo.
Ci sono moltissimi libri ma non credo che nessuno di questi dia la vera svolta. Online credo che Startup School di YC sia il posto da cui partire.
Se pure gli Stati Uniti sono molto diversi dal nostro mercato, credo che sia il posto giusto da cui prendere ispirazione, per poi declinare in Italia.
Parlando di persone, quali sono quei profili che all’interno del team di una startup non possono mancare?
Dipende molto da che tipo di startup.
Sicuramente in una startup di servizi digitali, il prodotto deve essere la base portante di tutto.
Quindi uno sviluppatore e un product designer sono fondamentali.
Dopo di che, bisogna iniziare a vendere.
Se potessi dire una sola cosa a chi sta pensando di creare una startup, cosa diresti?
Risolvi un problema a cui tieni veramente.
Se tu domani mattina avessi una nuova idea su cui costruirci su una startup, quali sono le 3 cose che faresti subito?
Parlarne subito con chi vorrei nel mio team per portarlo a bordo, parlerei con il mio target di riferimento per prendere feedback su una possibile soluzione e poi mi metterei al lavoro per buttare sul mercato più velocemente possibile qualcosa da far provare.
Ok Riccardo, grazie per le tue risposte. Per adesso ti saluto e spero di risentirti più avanti
Grazie a te
Approfondimenti
- Nibol (Sito Web)
- Riccardo Suardi (Linkedin)
- Intervista di Andrea Venturelli ad Alessandro Suardi (Youtube)
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