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Ciao Maurizio e bentornato su Startup Vincente. Oggi, a differenza della tua precedente intervista, parleremo di equity crowdfunding.

Ciao Maurizio. Per sgombrare completamente il campo, vogliamo prima di tutto chiarire per quei pochi che ancora non lo sapessero, che cos’è il crowdfunding?

Il crowdfunding nasce come un metodo di raccolta di capitali attraverso lo sforzo collettivo di amici, familiari, clienti e investitori individuali. Questo approccio si è modificato nel tempo tanto che gli sforzi collettivi finanziari sono diventati accessibili ad una platea sempre più vasta grazie all’utilizzo della rete.

La terminologia deriva da uno slang inglese che è la combinazione di due parole : crowd + funding = finanziamento della folla. Individui che grazie alle connessioni internet diventano micro investitori e possono decidere di investire delle somme finanziarie on-line attraverso i social media e per conto di piattaforme dedicate.

Perfetto Maurizio  Precisiamo che oggi con te parleremo di equity crowdfunding o di altre forme di crowdfunding di cui puoi leggere qui.

Che tipologia di imprenditore o aspirante tale, può essere interessato all’equity crowdfunding?

La platea è vasta in quanto le forme di raccolta fondi con il crowdfunding sono di diversa tipologia. La tipologia che può interessare ad un imprenditore è quella dell’equity crowdfunding.

L’equity crowdfunding è il processo attraverso il quale le persone (vale a dire la ‘folla’) investono in una società non quotata (una società che non è quotata in un mercato azionario) in cambio di azioni di tale società.

Gli imprenditori che si rivolgono a questo strumento sono coloro i quali hanno necessità di capitalizzare la propria startup o pmi innovativa.

Perché una startup dovrebbe cercare di raccogliere finanziamenti tramite il crowdfunding e non attraverso un altro canale come il venture capital oppure quello bancario?

Il crowdfunding è un alternativa alla finanza pubblica e privata, tale per questo da essere stata additata come strumento di finanza innovativa.

Ritengo che sia estremamente indispensabile valutare caso per caso i progetti, perchè non tutti sono predisposti alla raccolta di capitale di rischio attraverso la finanza innovativa viceversa non sempre i progetti sono ben considerati da banche e venture capital.

Una startup è una società che non ha nessuno storico finanziario e trovandosi  in fase di lancio del business non ha nessun cash flow, pertanto è il più delle volte da considerarsi non idonea per gli strumenti di finanziamento del capitale di debito, come il caso delle banche.

Il punto di forza nell’utilizzare la folla come investitori rispetto ad un venture capital o un business angel, è che la folla stessa ha risorse infinite e rappresenta soprattutto il mercato dei consumatori.

Molto spesso accade che il tuo investitore in una campagna di crowdfunding possa diventare anche un tuo potenziale cliente

Ci sono dei requisiti che una startup deve possedere per poter utilizzare questa modalità di finanziamento?

In Italia si è iniziato a parlare di crowdfunding con il “decreto crescita-bis”(convertito nella L. 17 dicembre 2012, N.221), in cui per la prima volta il nostro Paese ha regolamentato  l’”equity-based crowdfunding”, una forma di raccolta di capitale di rischio attraverso l’utilizzo di piattaforme on line regolamentate cui possono accedere solo, a determinate condizioni, le start-up innovative e successivamente le pmi innovative  (come definite dalla legge di conversione del decreto), che assumano la forma giuridica di società di capitali (Spa, Srl, società cooperative).

A completamento della normativa, è stato emanato un Regolamento Consob che disciplina il registro dei gestori dei portali e le caratteristiche delle offerte finanziabili per il tramite delle piattaforme on line, imponendo il possesso di requisiti stringenti ai portali on line di raccolta dei capitali, e prevedendo la necessità della presenza, almeno col 5% del capitale, di un investitore professionale per potersi dar luogo al perfezionamento della raccolta on line.

La normativa secondaria emanata dalla Consob rappresenta il primo tentativo di disciplina organica della materia in Europa. Con la delibera numero 19520 del 25 febbraio 2016, la Consob ha apportato importanti modifiche al regolamento sull’equity crowdfunding

Se una startup decide di partire con il crowdfunding quali sono gli step che deve seguire?

Il primo passo è essere costituiti giuridicamente ed aver acquisito lo status di startup innovativa o pmi innovativa attraverso l’iscrizione presso la sezione speciale del registro delle imprese (previo particolari requisti da rispettare ).

Il secondo step è quello di preparare un business plan che descriva dettagliatamente il percorso che l’impresa vuole fare e i risultati che vuole ottenere.

Il terzo step è quello di realizzare un video di max 5 minuti che permetta di trasmettere ai potenziali investitori la verà utilità e lo scopo del progetto e del suo finanziamento.

L’ultimo step sarà quello di caricare tale documentazione sulla piattaforma autorizzata per iniziare la campagna di raccolta

Mediamente le startup digitali italiane quanto riescono a raccogliere con il crowdfunding?

Proprio in questi ultime settimane è apparsa in rete un’analisi  approfondita sui numeri del crowdfunding in Italia e dalla ricerca è emerso che il valore complessivo di raccolta delle piattaforme italiane ( di tutte le tipologie di crowdfunding )  a fine 2015 è di circa 56,8 milioni di euro.

Per una startup o pmi innovativa la media si aggira intorno 100 mila euro

Secondo quella che è la tua esperienza, quali sono gli errori che vengono commessi più spesso nell’utilizzo di questa modalità di finanziamento?

Uno degli errori principali che la startup commette è quello di predisporre un piano di business troppo dettagliato per una tipologia di investitori, non considerando la valenza di poter presentare il progetto ad una platea ben più vasta e soprattutto differenziata

Se qualche startup vuole una consulenza per capire la fattibilità di ricorrere al crowdfunding, può quindi rivolgersi a te e quanto gli costerebbe?

In materia di Equity Crowdfunding ho l’onore e la fortuna di essere alla guida di Muumlab, piattaforma di equity crowdfunding autorizzata CONSOB e prima nel Sud Italia.

Insieme a Muumlab ed al supporto del mio studio di consulenza è possibile seguire dei percorsi di accompagnamento alla realizzazione predisposizione di campagne di equity cwd. I costi di Muumlab sono pubblicati sul sito web della piattaforma.

La consulenza del nostro studio invece, varia a seconda dello stadio di maturazione del progetto d’impresa

Quindi come possono fare i nostri amici se volessero contattarti e per capire se l’operazione si può fare di che documenti hai bisogno?

Il primo consiglio è quello di visitare la pagina di Muumlab e dello Studio Maraglino ed in questo modo, compilando i form di contatti avrete la possibilità di mettervi in contatto con me e il mio team

Bene Maurizio grazie per la tua disponibilità ed a risentirci presto

Grazie a voi come sempre per la vostra sensibilità ai temi legati all’innovazione d’impresa, punti essenziali per la crescita del nostro sistema paese e utili per la creazione di valore. A presto!

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    7 replies to "Maurizio Maraglino Consulente di Equity Crowdfunding"

    • Ciro

      Ma ci sono societa’ italiane finanziate in questo modo?

      • ecasarin

        Certo, ci sono Startup e PMI innovative che hanno concluso campagne di Equity Crowdfunding su portali italiani o esteri 🙂

        • Ciro

          Ma si conoscono queste società? Si possono sapere questi nomi?

    • Fabrizio

      Ma tra equity crowdfunding e criwdfunding tramite kickstarter e’ la stessa cosa?

    • ecasarin

      No. Kickstarter e’ un portale per progetti di Reward Crowdfunding, non di Equity.

    • Barbara Bolognesi

      Ci sono molti canali di consulenza per le imprese che desiderano lanciare una campagna ma non trovo niente per il vero protagonista di questa forma innovativa: l’investitore, il cittadino medio che si interroga sui reali e concreti (sempre che ve ne siano) vantaggi di di questa forma di investimento.
      Curiosando tra le piattaforme e andando a visionare qualche progetto l’impressione che ne ho ricavato è che l’unica speranza di un rientro sia legata alla vendita dell’attività in seguito al suo sviluppo, che permetta di vendere le proprie infinitesimali quote. Quote che non arriveranno mai, altrimenti, a beneficiare di dividendi. Mi pare che il vantaggio sia tutto dei soci fondatori, che trovano nel crowdfounding una forma di finanziamento a tasso zero che nessuna banca concederebbe ad una start up, ma per il piccolo investitore privato sia un salto nel vuoto non garantito in minima parte in nessun modo. Mi sbaglio? Quali sono gli esempi concreti che sconfessano la mia ipotesi?

    • […] online per finanziamenti tramite il crowdfunding come Splitit 16. Consulenza specialistica come Maurizio Maraglino o Nextasoft 17. Creare App come Badger Map o UGO 18. Creare un Blog come Spendimi o Nicchiaonline o […]

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