Oggi ho il piacere di intervistare Giuseppe Carciati.
Giuseppe è il co-founder dell’Orto di Jack, una startup che si occupa di digitalizzare il settore dell’ortofrutta in Italia
Ciao Giuseppe, benvenuto su Startup Vincente
Ciao Dante, grazie mille per avermi invitato!
Giuseppe, di cosa si occupa la tua startup?
L’Orto di Jack è principalmente un ingrosso ortofrutticolo per il settore HORECA che punta a digitalizzare il mondo ortofrutticolo in Italia. Infatti nel nostro ambiente a livello logistico ed operativo è ancora tutto fermo agli anni 70
Tu che ruoli occupi e qual era il tuo background prima di creare la tua startup?
Sono cresciuto nel settore della ristorazione, da cameriere a imprenditore.
Negli anni ho lavorato con gruppi come Panino Giusto, That’s Vapore, Trita e Kombu.
Ad oggi ricopro il ruolo di founder e Ceo per L’Orto di Jack!
Giuseppe Carciati
Co-Founder e CEO de L'orto di Jack
Costruiamo startup innovative nel segmento B2B
Com'è nata l'idea?
Da una chiacchierata con uno dei miei fornitori, Giacomo Messina, che già era nel settore dell’ingrosso ortofrutticolo, abbiamo deciso di unire le forze tra la sua esperienza e i miei contatti e fondare L’Orto di Jack che in pochi mesi da piccolo distributore di frutta e verdura è diventata una vera e propria azienda con logistica interna e più di 20 dipendenti.
L’ecommerce è nato invece durante il lockdown grazie anche all’intuizione di mia moglie Caterina Cadeo, da anni nel settore della comunicazione, che ci ha spinto ad allargare il giro delle consegne anche ai privati!
Nel processo di creazione de L’Orto di Jack, quali sono gli step che hai seguito o che stai seguendo tutt’oggi?
Mi sono dedicato soprattutto a costruire le fondamenta dell’azienda: processo di selezione del prodotto, logistica interna e rapporto con il cliente.
Il mio diktat è sempre stato quello di riuscire a offrire un prodotto di qualità al miglior prezzo e supportato da un servizio efficiente.
Con il senno di poi, cosa non rifaresti, nel percorso di creazione della tua startup?
Sinceramente rifarei tutto perchè sono contento del percorso fatto.
Ovviamente di errori ne ho commessi tanti com’è normale che sia ma è grazie a quelli che ho costruito una struttura capace di crescere del 100% annuo anche durante l’anno della pandemia. Sembra una banalità ma è la pura verità
Quali sono i ruoli coperti dal team?
Io e Jack che siamo i due founder seguiamo maggiormente le dinamiche legate al business in senso stretto e quindi l’approvvigionamento del prodotto e il rapporto con il cliente.
Poi grazie all’inserimento di Arturo, Alessandro e Andrea abbiamo ampliato le competenze riguardo il lato finanziario, logistico e tecnologico.
Questo ci ha permesso di arricchire il progetto di elementi indispensabili per lo sviluppo oltre che di rendere più solida l’azienda.
Nel tuo lavoro quotidiano ci sono delle metriche o kpi che segui maggiormente?
L’indicatore più importante per me è rappresentato dal gross margin, in termini assoluti come anche aumento del fatturato/vendite e in termini percentuali come miglioramento della marginalità spesso relazionata al potere di acquisto.
Qual è il business model su cui si regge L’Orto Di Jack?
L’Orto di Jack punta a offrire un prodotto di qualità grazie al processo interno di selezione della materia prima ad un prezzo molto competitivo ottenuto con la logica dell’approvvigionamento diretto e di una logistica interna.
Il tutto supportato da una piattaforma ecommerce b2b che faciliti il processo di ordine e il rapporto con il cliente, l’analisi delle nostre marginalità per singolo prodotto e per cliente e infine permetta di analizzare le oscillazioni del mercato per poter effettuare gli acquisti secondo logiche di prevedibilità del prezzo
Invece parlando di soldi, come siete riusciti a finanziarla fino ad ora e come pensate di finanziare i vostri progetti di crescita?
Al momento la società si è quasi autofinanziata grazie al supporto dei propri soci e di alcuni istituti bancari.
Ora la raccolta crowd ci permetterà di compiere un ulteriore importante passo di crescita e in futuro crediamo saremo sempre più in grado di attrarre capitali, dalle banche per una crescita più graduale, da fondi di investimento per una crescita più aggressiva.
Ho visto che avete fatto ricorso al crowdfunding tramite la piattaforma di Mamacrowd, come mai avete fatto ricorso a questo canale di finanziamento e non ad altri?
La raccolta di crowdfunding secondo la nostra idea ci avrebbe permesso di raccogliere la cifra necessaria soprattutto per completare la trasformazione digitale con la piattaforma b2b e nel contempo di ricevere visibilità.
Al momento siamo contenti di poter dire che entrambi i nostri obiettivi sono stati raggiunti con successo.
Alla luce degli ottimi risultati raggiunti nella campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd, se dovessi creare una campagna per un’altra startup, quali sono i 3 step che seguiresti?
I 3 step fondamentali sono: scrivere un pitch completo e accattivante, avere un team di comunicazione preparato e in sintonia con il management e poi presentare il progetto a più persone possibili.
Non è importante quanto grande sia il potenziale investitore.
Quali sono le principali difficoltà per chi vuole avviare oggi una startup in Italia? Qual è il consiglio di possiamo dare?
Le difficoltà in Italia sono tante: l’accesso al credito, la tassazione, le spese per la burocrazia, il costo del lavoro e l’arretratezza di molti settori.
Bisogna sempre cercare di sfruttare i limiti e farli diventare opportunità: proprio il fatto che molti settori siano arretrati significa che c’è molto spazio per l’innovazione.
Bisogna sgomitare parecchio ma il mio umile consiglio è quello di provarci sempre perchè ci si possono togliere grandi soddisfazioni e in questo Paese c’è un grande bisogno di giovani che si mettano in gioco.
Esistono delle risorse sia online che offline che ti senti di consigliare a chi sta per creare una startup digitale oggi in Italia ?
Credo sia molto importante leggere e documentarsi su tutte le nuove realtà che stanno nascendo nel settore di riferimento e farsi ispirare da queste e da quelle di maggior successo anche in altri settori.
Non bisogna copiare nessuno ma credo che l’informazione rappresenti un grande strumento per mettere a fuoco un progetto vincente
Quali sono le competenze necessarie che un founder deve possedere per poter pensare di gettarsi nella mischia e creare una propria startup ?
Le competenze dipendono dal settore in cui uno si affaccia quindi dico che grinta e tenacia siano le due caratteristiche principali che deve possedere un founder
Parlando di persone, esistono dei profili all’interno del team che non possono mancare in una startup digitale?
Anche in questo caso non è facile rispondere, dico che molto dipende dal progetto e dal settore di riferimento.
Di certo è sempre più importante avere all’interno del team qualcuno che abbia competenze tech.
Secondo te qual è invece il segreto di una startup di successo?
Cosa fa veramente la differenza?
Due cose sono importanti: l’idea alla base e il team.
Secondo la mia opinione però è quasi sempre al team a decretare la vittoria o meno.
Se tu domani mattina avessi una nuova idea su cui costruirci su una startup, quali sono le 3 cose che faresti subito?
Creerei il team per me migliore, scriverei il progetto e cercherei i fondi per realizzarlo nel più breve tempo possibile
Ok Giuseppe, grazie per le tue risposte.
Per adesso ti saluto e spero di risentirti più avanti con un aggiornamento su come procede il vostro viaggio
Volentieri. Sperando di avere tante nuove tappe da raccontare!
Approfondimenti
- L'Orto Di Jack (Sito Web)
- Giuseppe Carciati (Linkedin)
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