Sapresti dire con certezza se sei uno startupper oppure un imprenditore?
Molto spesso si assiste a un utilizzo scorretto di questi due termini, che vengono utilizzati come sinonimi quando non lo sono: le differenze fra uno startupper e un imprenditore sono chiare e importanti.
Analizziamo quali sono le caratteristiche distintive di queste due figure e in quale delle due categorie puoi inquadrarti nel modo corretto.
# Essere imprenditore che vuol dire?
La definizione di imprenditore la possiamo ottenere direttamente dalla lettura del Codice Civile: infatti l’articolo 2082 definisce l’imprenditore come colui il quale “esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni e servizi”.
Si tratta di una definizione assolutamente generalista, che finisce per comprendere in sé una vasta serie di categorie di imprese.
Infatti, se consideriamo questa definizione, può essere considerato imprenditore il contadino che coltiva il terreno e rivende i suoi prodotti (il classico esempio di imprenditore agricolo), il negoziante che vende prodotti nel suo negozio e chi gestisce un bar oppure un ristorante.
E, ovviamente, anche i piccoli imprenditori, basta che la loro attività sia “economica” (quindi a scopo di lucro) e “professionale” (quindi svolta a tempo pieno).
A tutti gli effetti non è semplice individuare le caratteristiche dell’imprenditore soltanto utilizzando questa norma: per capire cos’è un imprenditore è necessario prima di tutto comprendere il concetto che sta alla base della creazione di un’impresa nel senso classico del termine.
Un’impresa viene creata per generare un reddito per un periodo che viene considerato medio – lungo (fino ad arrivare a essere l’intera vita professionale dell’imprenditore stesso).
Un imprenditore vuole ovviamente che la sua azienda cresca nel tempo, investe impegno e denaro perché questo accade, ma non è alla ricerca di una crescita immediata: il suo lavoro “semina” un “raccolto” che concretizzarsi anche nel corso di molti anni.
E, soprattutto, l’imprenditore crea la sua impresa con l’intenzione di mantenerne il controllo e la proprietà per il tempo più lungo possibile: normalmente non è nei suoi progetti vendere l’impresa a terzi, fino al momento in cui decide di ritirarsi dall’attività.
Quello dell’imprenditore è un piano a lungo termine: potremmo quasi dire che un imprenditore si identifica con la sua impresa, che diventa il fulcro unico della sua vita lavorativa.
# Essere startupper che vuol dire?
Non esiste una definizione normativa per lo startupper: sicuramente possiamo individuarlo come il fondatore di una startup, e a questo punto possiamo basarci sulle caratteristiche proprie di una startup per capire cos’è uno startupper.
Uno startupper rientra sicuramente nella definizione data dal Codice Civile, perché esercita un’attività economica, ma il concetto che sta alla base della creazione di una startup è molto diverso rispetto a quello di un imprenditore.
Lo startupper parte da un’idea di business per creare un’impresa che sia caratterizzata da alcune caratteristiche necessarie, come la ripetibilità, la scalabilità, la redditività e soprattutto la temporaneità: a differenza dell’imprenditore classico, lo startupper crea un’impresa la cui crescita deve essere massima nel breve periodo, per poter poi monetizzare con la vendita della stessa tutto l’impegno speso (sia a livello di investimenti finanziari che a livello di impegno lavorativo).
Terminato questo processo, lo startupper è pronto per la creazione di una nuova startup, perché la sua vita professionale non è alla fine, ma in pieno svolgimento.
Potremmo dire che uno startupper non si identifica con la sua impresa, a differenza dell’imprenditore: si impegna al massimo perché questa cresca in modo rapido e produttivo e poi “abbandona” la sua creatura per passare a un altro progetto.
I tempi di uno startupper sono molto più rapidi di quelli di un imprenditore classico e più alto è il rischio di fallimento dell’impresa, proprio per le caratteristiche che presenta una startup (il massimo rischio per il massimo guadagno).
# Imprenditori e startupper: analogie e differenze
Da quello che abbiamo scritto sopra si può comprendere come sia un errore confondere imprenditore con startupper: si tratta di due figure ben distinte, che hanno però anche dei tratti in comune.
In effetti entrambe queste figure operano sul mercato mettendo in gioco spesso capitali propri e il massimo impegno lavorativo, entrambe puntano alla crescita della loro impresa e del loro guadagno personale, affrontando i rischi che questa scelta professionale impone: in breve, sia l’imprenditore che lo startupper affrontano il cosiddetto “rischio di impresa”, accettando le responsabilità che derivano dalle decisioni prese nell’attività di impresa.
Per quel che riguarda le differenze, che non esistono a livello formale perché la posizione di uno startupper di fronte alla normativa sia civile, che penale che amministrativa è esattamente identica a quella di un imprenditore, sta nella visione che queste due figure hanno dell’impresa che hanno creato: per esempio, per un imprenditore classico è un ottimo risultato quello di crescere del 20% in 5 anni, mentre per uno startupper una crescita del genere non accettabile perché troppo contenuta.
Un imprenditore potrà avere piani di espansione che si esplicano nel lungo periodo di tempo (magari sono necessarie diverse generazioni per portarli a compimenti), mentre una startup ha bisogno di crescere tanto e subito, ragionando con un orizzonte temporale molto più breve.
Ovviamente cambiano molto i coefficiente di rischio che questi due soggetti sono disposti a sopportare: l’imprenditore sarà disponibile ad affrontare dei rischi per fra crescere la sua impresa, ma sempre mirando alla conservazione della stessa.
Lo startupper invece si assume per definizione un coefficiente di rischio molto più alto: o la startup ha pieno successo, oppure l’alternativa è il fallimento, difficilmente ci sono delle vie di mezzo.
# Meglio essere startupper o imprenditore?
Abbiamo detto che non c’è una differenza formale fra startupper e imprenditore: è la visione dell’attività di impresa che cambia in modo radicale per queste due figure.
Non è facile né essere un imprenditore né essere uno startupper: entrambi questi profili richiedono un impegno continuativo e completo per ottenere il successo. Ma essere uno startupper vuol dire avere una marcia in più.
Lo startupper opera in un mondo dove velocità e flessibilità sono caratteristiche imprescindibili: partendo da una buona idea di business, può costruire un’impresa produttiva in un tempo relativamente breve, non solo utilizzando capitali propri, ma sfruttando tutte le iniziative di finanziamento che sono disponibili per le startup (soprattutto quelle innovative).
Per uno startupper non è necessario attendere decenni o generazioni per vedere i frutti del suo impegno: se la sua idea è vincente ed è stata realizzata in modo corretto, il successo deve arrivare in poco tempo, in modo da essere “monetizzato” rapidamente.
Lo startupper non ha paura del cambiamento, perché portato a termine un progetto è pronto, con il bagaglio di esperienze acquisite, a realizzarne un altro, in modo più semplice e con maggior successo.
E non teme nemmeno il fallimento: quello che per l’imprenditore classico può essere considerato la fine della vita lavorativa, per lo startupper è soltanto un’esperienza importante, da cui imparare quali errori si sono commessi e come non ripeterli.
Lo startupper corre come un’automobile di formula 1: affronta grandi rischi per ottenere grandi risultati.
# Startupper e imprenditori di successo: chi ce l’ha fatta?
Nonostante il periodi di crisi il nostro paese può raccontare molte storie di imprenditori e startupper di successo.
Fra le storie di imprenditori che sono riusciti (partendo dal nulla) a creare una grande società, con il lavoro di decenni, forse la più nota è quella del colosso Luxottica e del CEO Leonardo Del Vecchio, che partendo da un’attività di operaio in una fabbrica di incisioni metalliche è arrivato a dirigere il maggior distributore di occhiali a livello mondiale.
Oppure, Renzo Rosso, CEO di Diesel, che ha costruito la sua azienda di moda partendo dal primo paio di jeans cucito con la macchina da cucire della madre.
Si tratta in entrambi i casi di imprenditori che sono il simbolo stesso della società che hanno creato e fatto espandere nel corso dei decenni.
Fra le storie di startupper di successo più recenti possiamo pensare a quella dei fondatori del portale Facile.it (uno dei più diffusi per il confronto dei prezzi di assicurazioni e tariffe per i servizi di casa), Mauro Giacobbe e Angelica Pellizzari: la loro società, fondata nel 2010, è stata acquistata dalla società di investimenti Oakely Capital per 100 milioni di euro nel 2014.
Anche Fausto Preste, fondatore di Dotadv (impegnata nel campo della pubblicità per le Pmi) ha portato la sua startup al successo in tempi molto brevi: fondata nel 2012 è stata acquistata nel 2015 da Subito.it
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