Ogni aspetto della vita di una startup ha un trend di crescita e di evoluzione, comprese le tecnologie e le innovazioni in particolari campi, sui cui la startup basa la sua attività e il suo successo: quindi, prima di gettarsi a capofitto in un progetto, è molto importante riuscire a valutare correttamente qual è il trend di una determinata tecnologia.
Consideriamo a grandi linee che una tecnologia o una particolare innovazione conosce un periodo di inserimento sul mercato (successivo alla nascita), uno sviluppo e una necessaria decrescita (che deriva normalmente da un ulteriore sviluppo di nuova tecnologia, che va a sostituire quella ormai obsoleta): se vogliamo una semplice rappresentazione grafica, possiamo pensare a una parabola.
Se iniziassimo a sviluppare una startup basata su una tecnologia assolutamente innovativa, tanto da non essere nemmeno compresa in questa ideale parabola di evoluzione, affronteremo un rischio particolarmente elevato: infatti, è possibile che questa tecnologia non abbia alcun appeal sul pubblico e che quindi si riveli un fallimento.
Allo stesso modo sviluppare una startup su una tecnologia ormai “obsoleta”, vorrebbe dire confrontarsi con un mercato saturo, in cui rischia di essere impossibile ritagliarsi una fetta di guadagno abbastanza interessante.
Anche i finanziatori effettuano le loro valutazioni basandosi su questo trend: mettendo sul piatto della bilancia le possibilità di guadagno e il rischio da affrontare e valutandole anche basandosi sul trend di una determinata tecnologia su cui investire.
È ovvio che una startup che si basa su una tecnologia troppo diffusa potrebbe essere poco appetibile (perché foriera di una possibilità di guadagno troppo bassa), mentre un progetto basato su una tecnologia troppo innovativa potrebbe presentare un rischio di fallimento elevato (sconsigliando in questo caso l’investimento).
La conseguenza di questi fattori è la necessità di svolgere un’analisi approfondita di questa parabola di sviluppo prima di creare una startup: è necessario capire se vale davvero la pena se investire tempo e denaro in un determinato progetto, oppure se le possibilità di crescita e quindi di guadagno sono limitate e quindi è meglio lasciarlo da parte.
E per effettuare questa analisi lo strumento più efficace è quello dell’Hype Cycle.
Cos’è l’Hype Cycle e come nasce
L’Hype Cycle è un modello sviluppato da una società di consulenza, la Gartner, che viene utilizzato per capire se una determinata tecnologia, ancora in fase embrionale o di primo sviluppo, può davvero mantenere le promesse di crescita e quindi diventare commercializzabile.
Tutte le scoperte tecnologiche portano alla creazione di una serie di aspettative sul successo che si può ottenere attraverso esse: e il modello Hype Cycle serve a dare una rappresentazione grafica dell’evoluzione possibile di una determinata tecnologia nel tempo.
Analizzare un’innovazione tecnologica con l’Hype Cycle permette di capire se in effetti vale la pena di investire in un progetto e in quanto tempo e con quanto margine il progetto stesso potrà portare a dei guadagni.
L’Hype Cycle è diviso in 5 fasi e il grafico della parabola “scorre” su due assi principali: da una parte il tempo che trascorre durante il ciclo di esistenza della tecnologia e dall’altra la visibilità che la tecnologia stessa ha nei confronti del pubblico e la sua popolarità e diffusione.
Ovviamente la parabola si aggiorna costantemente, tenendo conto delle diverse variabili del mercato di riferimento e dell’evoluzione tecnologica nel suo complesso.
L’Hype Cycle è diviso in 5 fasi:
Hype Cycle Fase 1 – Tecnhology Trigger
Letteralmente il “grilletto dell’innovazione”, anche se la definizione più corretta dovrebbe essere “attivatore dell’innovazione”.
Si tratta di quella fase in cui avviene la scoperta di una nuova tecnologia, una fase che potrebbe definirsi “embrionale”: infatti non esiste un prodotto vero e proprio oppure una versione test di un servizio da proporre al pubblico, ma soltanto la scoperta della nuova tecnologia.
La popolarità in questa fase è normalmente in salita (diffusione da parte dei media delle notizie e primo interessamento da parte di imprese e potenziali finanziatori).
Il problema principale è capire se vi è la possibilità di realizzare e commerciare in modo efficiente questa nuova scoperta.
Hype Cycle Fase 2 – Peak of Inflated Expectations
Letteralmente il “picco delle aspettative esagerate”. La tecnologia viene migliorata, ma è anche la fase in cui sono presenti diversi fallimenti, motivo per cui gli investitori preferiscono aspettare.
La popolarità della nuova tecnologia accede al massimo livello, ormai è conosciuta da tutti.
È la fase caratterizzata dal maggior entusiasmo, anche se spesso non è giustificato dai risultati che ne seguono.
Hype Cycle Fase 3 – Trough of Disillusionment
Una definizione molto particolare, il “trogolo della disillusione” per indicare la fase discendente della parabola di una nuova tecnologia.
In questa fase la nuova tecnologia perde la sua popolarità, perché i risultati ottenuti non sono quelli sperati: gli investitori si tirano indietro e le startup che avevano puntato su quella determinata tecnologia falliscono.
Solo un numero limitato di tecnologie sopravvive a questa fase e comincia una produzione limitata del prodotto o del servizio da offrire al pubblico.
Hype Cycle Fase 4 – Slope of Enlightenment
In questa fase, quella della “salita della consapevolezza”, la parabola della nuova tecnologia ricomincia il suo percorso verso l’alto.
La nuova tecnologia conosce una diffusione più ampia, vengono corretti eventuali errori e problemi grazie ai primi feedback ricevuti e gli investitori cominciano a mostrare interesse e attenzione verso un investimento che potrebbe rivelarsi un guadagno.
Hype Cycle Fase 5 – Plateau of Productivity
“Altopiano della produttività” è l’ultima fase dell’Hype Cycle.
In questa fase la nuova tecnologia è diventata sicura e completamente affidabile, quindi si diffonde fra le varie imprese, ha un’elevata popolarità e rappresenta un investimento sicuro per eventuali finanziatori.
Il modello Hype Cycle per una startup
Un corretto utilizzo del modello Hype Cycle è molto importante anche per una startup perché permette di valutare concretamente se un progetto basato su una nuova tecnologia ha effettivamente dei margini ampi di sviluppo e di guadagno oppure se si tratta di un “salto nel vuoto”, dove i rischi di fallire superano di gran lunga le prospettive di successo.
Utilizzare il modello Hype Cycle nelle prime fasi di creazione di una startup (o ancora meglio prima ancora di questa fase) permette di “scremare” i diversi progetti, valutando quelli effettivamente realizzabili in un tempo e con investimenti accettabili da quelli che, per diversi motivi, possono invece risultare impossibili da realizzare.
Ovviamente non è detto che sia necessario accantonare del tutto questi progetti: è invece sempre utile valutare l’evoluzione della tecnologia e l’influenza di questa evoluzione sull’Hype Cycle, in modo da prevedere quando potrebbe essere il momento migliore per la realizzazione di un determinato progetto di startup.
Inoltre, i possibili finanziatori delle startup, in particolare i Venture Capital, sono molto attenti all’Hype Cycle delle tecnologie, perché questi modelli forniscono indicazioni importanti sui possibili investimenti: finanziarie delle startup basate su tecnologie innovative può essere sicuramente fonte di guadagni interessanti, ma allo stesso tempo porta con sé rischi molto elevati.
Per questo i Venture Capital in particolare si orientano sul finanziamento di tecnologie che possano già fornire delle prove concrete di buon funzionamento e di buona accoglienza da parte del pubblico.
Anche in questo caso vi sono però delle eccezioni, cioè quegli investitori disposti a finanziare anche progetti a uno stadio di sviluppo iniziale, con la speranza di ottenere un guadagno maggiore.
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2 replies to "Hype Cycle per conoscere il trend della tecnologia"
Non avevo mai sentito parlare di questo strumento. Bravi così
Gli imprenditori sono sempre aperti al nuovo: solitamente cosa fanno, apportano modifiche a prodotti già esisitenti. Il coinvolgimento emotivo deve essere lasciato da parte, sempre e comunque.