Oggi ho il piacere di intervistare Davide Sinopoli.
Davide è il fondatore di Hubwater, una startup che si occupa di vuole cambiare il nostro modo di consumare l'acqua
Ciao Davide, benvenuto su Startup Vincente
Ciao Dante, grazie mille per averci invitato a parlare di HUB
Davide, ci potresti spiegare di cosa si occupa la tua startup?
HUB è una startup che opera nell’economia circolare.
Stiamo creando un ecosistema basato su tre fattori: borraccia, acqua e locali fidelizzati.
Nell’ecosistema che stiamo costruendo i nostri utenti, grazie alle nostre borracce, hanno accesso gratuito, presso i locali fidelizzati, a mezzo litro d’acqua depurata naturale e gasata.
Vogliamo fornire ogni vantaggio possibile in modo tale che le persone possano adottare uno stile di vita sostenibile, senza rinunce e senza pesare sul proprio portafoglio.
Tu che ruoli occupi e qual era il tuo background prima di creare la tua startup?
Io sono l’Head of Operations di HUB.
Mi occupo della logistica interna ed esterna all’azienda, dalle spedizioni per il B2C alla supply chain arrivando alla gestione del magazzino e della produzione.
Ho seguito per il primo anno la facoltà di Chimica all’università di Torino ma ben presto ho capito che quella non sarebbe stata la mia strada.
Tutto quello che ho imparato sulla gestione delle operazioni è stato fatto completamente da autodidatta, leggendo molti libri, seguendo corsi e facendo tante domande a chi fa questo mestiere da anni.
Davide Sinopoli
Founder di HUBwater
Creare un ecosistema sostenibile e circolare
Com'è nata l'idea di creare Hub?
L’idea che ci ha portato a fondare HUB è partita da un semestre all’Università di Berkeley di Filippo Quercetti, il nostro CEO.
Filippo in California ha notato un’espansione incredibile delle borracce che in Italia non aveva mai visto.
Una volta tornato ha parlato a me e a Giorgia Mazzola di questa opportunità.
Da quel momento in poi, durante il primo lockdown, non abbiamo più smesso di parlarne fino ad arrivare alla versione odierna di HUB.
Cosa ti ha spinto a creare personalmente questa startup?
Cosa ti ha spinto a cimentarti in quest’impresa?
Ciò che mi ha spinto a creare HUB era ed è tutt’ora la voglia di costruire un’azienda che possa fare la differenza per le persone e per il nostro pianeta.
Avere come obiettivo quello di portare un nuovo modo di vedere il consumo dell’acqua è molto stimolante.
Nel processo di creazione di Hub, quali sono gli step che avete seguito?
I primissimi passaggi sono stati e saranno sempre la creazione di un prodotto accattivante e di qualità, la creazione del nostro ecosistema tramite il processo di fidelizzazione dei locali e la costruzione di una comunicazione in grado di far aprire gli occhi alle persone su un’abitudine talmente intrinseca in noi da farci considerar normale pagare mille volte il valore dell’acqua a causa del pack in plastica e di tutta la filiera retrostante per produrlo e trasportarlo.
Quali sono le prime difficoltà in cui vi siete imbattuti in questo percorso di crescita professionale?
Direi che le prime difficoltà in cui ci siamo imbattuti sono state banalmente trovare un posto da identificare come luogo di lavoro.
Inizialmente giravamo tra casa mia, di Filippo e di Giorgia.
Siamo andati a lavorare spesso anche in parchi pubblici e bar.
Questo è stato un problema per la produttività, dovendo giorno per giorno capire dove andare a lavorare.
L’altro ostacolo è stato trovare un modo efficiente di tracciare i bar con gli spillatori, inizialmente abbiamo chiamato tutti i bar in Torino, circa 2000.
Questo ci ha portato a “trascurare” altri aspetti dell’azienda data la grande mole di lavoro.
Ci racconteresti come siete riusciti a validare la vostra idea?
Il primissimo segnale che abbiamo avuto che ci ha fatto capire che la nostra idea avrebbe potuto funzionare è stato il tasso di successo nella fidelizzazione dei bar che si aggirava intorno al 70%.
Il secondo è stato vedere il bilancio di un nostro competitor indiretto italiano.
La loro crescita era ed è incredibile.
Il terzo segnale è stato un form che abbiamo fatto fare a più di 1000 persone, le risposte erano molto positive.
Oltre a te chi fa parte del team di Hub?
Oltre a me ci sono Filippo che è il CEO di HUB, Giorgia che è l’Art Director, Martino che si occupa di grafica e User Experience e Michele, che si occupa dell’espansione del servizio e della creazione di punti vendita B2B.
Come siete riusciti a finanziare la tua startuo fino ad ora?
Inizialmente siamo partiti grazie ai risparmi che sia io che Filippo che Giorgia avevamo messo da parte nel tempo. Abbiamo fatto all-in.
Da quel momento in poi HUB è stata in grado di autofinanziarsi grazie alle prime vendite.
Ciò non toglie che per avere il boost necessario ad una espansione veloce HUB necessità di un finanziamento, cosa su cui stiamo lavorando duramente
Qual è il business model di Hub?
Il business model utilizzato da HUB è molto semplice.
Abbiamo due tipologie di prodotti, il primo, intangibile, è il servizio che offriamo attraverso la nostra applicazione.
Il secondo invece è un prodotto tangibile, la borraccia.
HUB va a creare valore economico per l’azienda vendendo borracce che non sono altro che la chiave di accesso al nostro servizio di refill.
Il servizio stesso, quindi l’app, non genera alcuna revenue per l’azienda ma porta valore ai nostri bar affiliati che possono attrarre più gente nel proprio locale e ai nostri clienti, che utilizzando HUB hanno la possibilità di bere acqua di qualità al pari di quella imbottigliata (naturale e gasata) senza né andare a spendere un centesimo né andare a sprecare un singolo grammo di plastica.
Ci sono delle metriche che segui quotidianamente?
Certamente, le metriche più importanti di HUB sono il numero di utenti giornalieri che utilizzano l’app, le vendite tra B2B e B2C e il tasso di fidelizzazione di nuovi locali.
Ci sono altre metriche “secondarie” quali il numero di followers e il numero di visite sul nostro e-commerce.
Nel tuo percorso di crescita, hai avuto un mentore?
Assolutamente si, anche se probabilmente non nel modo in cui pensate.
Il mondo è pieno di persone straordinarie che grazie ad internet dispensano consigli e punti di vista che valgono più di mille MBA.
Il difficile sta nel capire quali consigli ascoltare.
Come rimani motivato?
Cosa suggerisci ai founder alle prime armi che stanno incontrando le prime difficoltà?
Questa è una bellissima domanda.
Non mi sento di dare suggerimenti a founder alle prime armi perché siamo noi stessi founder alla prime armi.
Il fatto che è bene capire il prima possibile è che fare impresa è un roller coaster di emozioni.
Ci saranno momenti alti e momenti bassi, la cosa fondamentale e avere la capacità di vedere e mantenere lo sguardo lontano, non facendosi distrare da piccole vittorie o da grandi “lezioni”.
Cosa faresti diversamente se potessi tornare indietro?
Domanda al quanto difficile.
Ti direi niente, perché ogni errore fatto in passato è stato fondamentale per portarci dove siamo oggi.
Tutti gli errori futuri saranno fondamentali per portarci all’obbiettivo. L’importante è imparare in fretta.
Esistono delle competenze che un founder non può non possedere?
Penso che l’unica “competenza” che non può assolutamente mancare è la costanza.
La costanza non è propriamente una competenza ma è la formula magica per avere successo.
Al giorno d’oggi abbiamo tantissimi modi diversi per assorbire informazioni e competenze, è la magia di internet.
Secondo quella che è la tua esperienza, esistono invece dei profili all’interno del team che non possono mancare in una startup digitale?
Dura risponderti, HUB non è una startup propriamente digitale.
Però se proprio dovessi rispondere ti direi un front-end developer e un back-end developer.
Se potessi dire una sola cosa a chi sta pensando di lanciare una startup, cosa diresti?
Se lo fai solo per i soldi lascia stare, se lo fai per migliorare la vita delle persone e/o del nostro pianeta buttati senza indugio.
Quali sono i libri e software che consigli di imparare agli aspiranti startupper?
Direi excel, photoshop, un minimo di programmazione in HTML e CSS e biografie di imprenditori che hanno fatto la storia: “L’arte della vittoria” di Phil Knight o “Da zero a uno “ di Peter Thiel.
Secondo te qual è il segreto di una startup di successo?
Cosa fa veramente la differenza?
Costanza, visione e fede nel progetto, team allineato e timing.
Alla luce della tua esperienza, se tu domani mattina avessi una nuova idea su cui costruirci su una startup, quali sono le 3 cose che faresti per primo?
Costruirei un team allineato, validerei l’idea tramite un MVP e cercherei dei fondi per fare sul serio.
Ok Davide, grazie per le tue risposte.
Per adesso ti saluto e spero di risentirti più avanti con un aggiornamento su come procede il vostro viaggio?
Grazie a te, a presto!
Approfondimenti
- Hub Water (Sito Web)
- Davide Sinopoli (Linkedin)
- Filippo Quercetti (Linkedin)
Risorse suggerite:
- L'arte delle vittoria di Phil Knight
- Da zero a uno di Peter Thiel
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