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Cosa succede quando la tua startup organizza una campagna di equity crowdfunding?

Con questo strumento la startup ricerca i fondi di cui ha bisogno, utilizzando apposite piattaforme dedicate, in un’ampia platea di finanziatori.

Finanziatori che cercano una ricompensa per avere investito il loro denaro nel tuo progetto.

Ricompensa che consiste in quote, cioè in parti del capitale della tua startup, che le mette a disposizione dei nuovi soci.

E queste quote sono degli strumenti finanziari che rappresentano il capitale di rischio della tua startup e sono regolati dalle norme del Testo Unico Finanza e Regolamento Consob dedicato.

Vediamo quali titoli per equity crowdfunding può creare la tua startup.

I titoli che una startup può emettere in una campagna di equity crowdfunding

# Titoli per equity crowdfunding: cosa ottengono gli investitori

Considerando il  crowdfunding cos’è e come funziona è normale che un investitore si attenda un guadagno dal suo investimento.

Nel caso dell’equity crowdfunding il guadagno non è immediato ma deriva dalla crescita di valore delle azioni della startup.

Quando la tua startup cresce e raggiunge il suo obiettivo con una exit o con una IPO i finanziatori possono vendere le loro quote e ottenere lo sperato guadagno.

# Le problematiche di gestione della startup

Fra le principali tipologie di crowdfunding l’equity prevede la fornitura di quote in cambio di finanziamenti.

E l’emissione di titoli per equity crowdfunding  comporta un aumento di capitale e l’ingresso di nuovi soci nella startup.

E questo, considerato il numero di nuovi soci, potrebbe portare a problemi nella gestione e direzione della startup.

Per evitare questo la normativa prevede che la tua startup possa emettere, oltre alle quote ordinarie, delle quote con caratteristiche particolari.

Caratteristiche che, per esempio, possono limitare il diritto di voto ad alcuni argomenti, oppure eliminarlo del tutto.

Utilizzare nel modo corretto queste quote permette, in caso di campagna crowdfunding di successo, di mantenere il controllo della tua startup.

# Titoli per equity crowdfunding: le quote ordinarie

Nel momento in cui decidi come aprire un crowdfunding puoi ovviamente prevedere di emettere delle quote ordinarie.

Si tratta di quote che sono fornite dei pieni diritti patrimoniali e amministrativi.

Quindi i finanziatori che le ricevono, sono dei soci al 100% della tua startup e possono, con un numero consistente di quote, influenzare la gestione della stessa.

# Quote prive del diritto di voto

Ci sono nel crowdfunding vantaggi e svantaggi per una startup: poter emettere quote prive del diritto di voto è sicuramente un vantaggio.

Queste quote prevedono che il socio abbia pieni diritti patrimoniali e di controllo.

Quindi riceve eventuali dividendi e deve essere destinatario delle comunicazioni obbligatorie previste dalla legge sull’attività della startup.

Però non può partecipare e votare alle assemblee della società, né ordinarie e straordinarie.

Queste quote sono adatte agli investitori che sono interessati solamente a ottenere un profitto dal loro investimento in equity crowdfunding, ma non a occuparsi della vita della società.

# Quote non proporzionali alla partecipazione

Quando decidi di creare crowdfunding per la tua startup puoi prevedere per i finanziatori delle quote che non sono proporzionali al conferimento effettuato nel capitale sociale.

Se la regola prevede che conferimento e quote ottenute siano proporzionali, le startup possono derogare a questa regola.

Per esempio, puoi prevedere che il conferimento necessario per ottenere una quota sia pari invece al valore di due quote.

L’obiettivo è quello di diminuire il potere che i soci possono avere sulla gestione della società.

Puoi anche prevedere quote con caratteristiche opposte, per cui a un minor conferimento corrispondono invece più quote.

Di solito considerando come funziona equity crowdfunding queste quote non vengono create per una campagna, ma per altri tipi di finanziamento.

Per esempio per nuovi soci che oltre al capitale portino nella società altri benefits, come accade con i Venture Capital.

# Quote con diritti limitati su determinati argomenti

Prima di avviare un equity crowdfunding puoi pensare a creare tipologie di quote con particolari limiti.

Per esempio, quote che non escludano del tutto il diritto di voto, ma lo limitano a determinati argomenti.

Considerando il funzionamento di una società queste quote potrebbero permettere di votare solo nelle assemblee straordinarie e non in quelle ordinarie.

Le assemblee straordinarie sono molto rare nella vita di una startup, e vengono convocate solo nei casi previsti dall’art. 2365 del Codice Civile.

Mentre quelle ordinarie sono determinanti per la gestione della società: e il fatto che i nuovi soci non possano votare ti permette di controllare meglio la società.

Anche queste quote sono adatte a quei piccoli azionisti interessati solo al profitto e non alla gestione della startup.

# Quote che prevedono il compimento di operazioni

Per la normativa vigente una SRL non può acquistare le proprie azioni in maniera diretta: le quote vanno acquistate dai soci già presenti o nuovi soci.

L’equity crowdfunding permette invece una deroga: le startup possono acquistare le proprie azioni, ma solo in determinate occasioni.

In particolare è possibile fare questa operazione quando si mettono in atto piani di incentivazione.

Questi piani prevedono di assegnare a dipendenti, collaboratori o componenti dell’organo amministrativo, prestatori di opere servizi anche professionali delle quote della startup.

Si tratta di strumenti che permettono di recuperare delle quote disperse fra piccoli azionisti, attività utile in previsione di un’acquisizione della tua startup da parte di un’altra società.

Oppure di liquidare dei soci della startup, senza nel frattempo fare entrare altri soci nel capitale sociale.

Questi piani di incentivazione possono essere:

stock option: con cui si incentivano amministratori, collaboratori e dipendenti assegnando delle quote della società;
work for equity: che ha la stessa funzione per i prestatori di opere e servizi alla startup.

# Quote che possono essere oggetto di offerta al pubblico

Utilizzare il crowdfunding finanziamento alternativo o complementare prevede di offrire le azioni della tua startup al pubblico.

In caso contrario non potresti nemmeno lanciare una campagna di equity crowdfunding.

Ma questo deroga alla disposizione dell’art. 2468 del Codice Civile, per cui le SRL non possono offrire quote del capitale al pubblico.

Su questa deroga si basa l’intero sistema dell’equity crowdfunding: senza sarebbe impossibile utilizzare questo strumento per la tua startup.

Che potrebbe invece utilizzare altri strumenti come venture capital crowdfunding reward o Business Angel, che non prevedono l’offerta di quote al pubblico.

# Quote per apporti d’opera

La tua startup può emettere anche delle quote molto particolari, che prevedono sia diritti amministrativi che patrimoniali.

Queste quote possono essere attribuite in cambio di opere o prestazioni di terzi o anche di soci della startup.

Considerando che ci sono nell’equity crowdfunding rischi per la gestione della società da parte dei founder, queste quote possono rivelarsi molto utili.

Infatti permettono di ottenere quote in cambio di apporti di opere da parte dei founder e in questo modo di non rischiare una diluizione del capitale e del possibile guadagno che spesso segue l’ingresso di nuovi soci.

Inoltre permettono di limitare i diritti amministrativi dei nuovi soci, che possono godere dei soli diritti patrimoniali.

Uno strumento flessibile, che può essere utile alla tua startup in diverse situazioni: però l’emissione di queste particolari deve essere previsto dallo statuto della società.

# Titoli per equity crowdfunding: gli altri strumenti

La normativa prevede per quelle tipologie startup che possono finanziarsi con l’equity crowdfunding anche la possibilità di utilizzare strumenti normalmente riservate alle SPA.

In particolare  possono essere emessi strumenti che rispondono alle caratteristiche dell’art. 2346, comma 6 del Codice Civile.

Si tratta di strumenti che vengono emessi a seguito di apporto di opere e servizi da parte di socie e terzi e dotate di diritti patrimoniali e anche amministrativi, ma privi del diritto di voto nelle assemblee dei soci.

Inoltre le startup possono emettere quote privilegiate: dotate di particolari diritti per alcuni soci.

Queste quote possono però circolare solo in caso di assenso degli altri soci della startup

# Conclusioni

Le tipologie di titoli per equity crowdfunding che la tua startup può emettere sono molte e con caratteristiche diverse.

La possibilità di emettere quote con diritti amministrativi limitati, in maniera più o meno accentuata, ti permette di accettare nuovi soci e nuovo capitale nella società senza perdere il controllo della gestione.

Allo stesso modo puoi emettere quote che evitino un’eccessiva diluizione di capitale e quindi perdita di guadagno per te e per gli altri founder.

Cosa pensi della flessibilità nell’emissione di quote per un equity crowdfunding? Davvero può essere uno strumento utile per conservare la direzione della startup? Aspettiamo la tua risposta in un commento!

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