Incubatori e acceleratori: da quando sei entrato nel campo delle startup sicuramente avrai già sentito parlare di questi due strumenti. 

Strumenti che, con le loro differenti caratteristiche e in fasi di sviluppo diverse, possono essere  molto utili, se non indispensabili, alla crescita di una startup. 

Ma che spesso vengono confusi, sia nella natura che nell’attività che svolgono. 

Conoscere gli elementi distintivi di incubatori e acceleratori ti permetterà di muoverti meglio e di sfruttare, a seconda delle necessità della tua startup, le possibilità che ti vengono offerte da entrambi.

# Che cos’è un incubatore? 

Gli incubatori possono essere organizzazioni pubbliche o private, che hanno la funzione di rendere sistematico il processo di creazione delle nuove imprese (come da definizione della Commissione Europea). 

Per processo sistematico si intende un processo che non è casuale, ma segue un ordine preciso, che può essere ripetuto nel tempo indipendentemente dalle situazioni in cui viene applicato.  

Queste organizzazioni hanno dei programmi di sviluppo, che vengono messi al servizio delle startup che presentano particolari caratteristiche, che possono essere legati al campo di attività, alla partecipazione a determinati bandi di concorso, ai progetti che intendono sviluppare. 

Un incubatore, proprio come si può capire dal suo nome, “incuba” tramite questi programmi le startup più promettenti, permettendo loro di acquisire competenze importanti, di strutturarsi e di svilupparsi. 

Esistono diverse tipologie di incubatori, sai per quel che riguarda la natura degli incubatori stessi, sia per quel che riguarda il settore in operano. 

Gli elementi distintivi degli incubatori sono:

la fase di sviluppo della startup in cui intervengono: un incubatore “accoglie” nel suo programma di sviluppo le startup in fase di early stage.
Si tratta di una delle fasi più delicate nello sviluppo di una società, in cui spesso manca una struttura organizzativa funzionale e in cui gli startupper hanno maggiormente bisogno di trovare strutture, servizi e competenze che li aiutino a sviluppare e concretizzare la loro idea di business, trasformandola in un’impresa. Obiettivo dell’incubatore è quello di aiutare la startup a definire prodotto e business model;
un progetto a tempo: normalmente i progetti di incubazione hanno una durata predefinita, che raramente supera i 36 mesi.
Al termine del periodo di incubazione la startup deve trasformarsi in una società in grado di “camminare sulle sue gambe”, quindi di generare utili e attirare nuovi finanziatori che ne sostengono l’ulteriore crescita;
la possibilità di uno spazio fisico per lavorare: uno dei problemi con cui spesso si scontrano le startup all’inizio dell’attività è la difficoltà a trovare uno spazio dove lavorare contenendo i costi.
Gli incubatori mettono a disposizione spazi per il coworking, dove si dispone anche di connessioni ad alta velocità e di tutti quegli strumenti che sono utili per fare impresa e dove poter mettere all’opera il team;
la possibilità di migliorare la proprie professionalità: nei programmi di incubazione una startup può accedere a tutta una serie di servizi nell’ambito della formazione aziendale, della mentorship, nell’assistenza per le domande per bandi e concorsi.
I programmi di incubazione sono in questo senso una sorta di formazione sul campo: crescono le professionalità dei singoli membri del team e allo stesso tempo cresce la startup nel suo complesso;
gratuità: non tutti, ma alcuni incubatori, soprattutto quelli sostenuti da fondi pubblici, sono gratuiti per le startup.
Negli altri casi può essere richiesto un fee mensile oppure delle quote della startup.

# Gli incubatori italiani

Sono diversi gli incubatori italiani ad avere “prodotto” startup che hanno poi raggiunto il successo. 

Sicuramente il posto d’onore spetta al PoliHub del Politecnico di Torino, che con il suo incubatore IP3 è stato nominato nel 2019 fra i 5 migliori incubatori universitari di tutto il mondo. 

Un riconoscimento importante, giunto dopo vent’anni di attività, che ha considerato la migliore performance in base a diversi parametri, tra cui le dimensione del portafoglio di startup, il numero dei business plan seguiti, la capacità delle startup in termini di fund raising e il valore e l’incidenza positiva sull’ecosistema in cui l’incubatore si trova a operare.

Sicuramente importante nell’attività di IP3 è l’interazione continua con il Politecnico di Torino, che permette di avere a disposizione un “capitale umano” di altissimo valore professionale. 

Fino al 2020, le startup seguite dal programma di incubazione IP3 avevano raccolto 13 milioni di investimenti in seed, con una valutazione postmoney complessiva di circa 90 milioni di euro.  

# Che cos’è un acceleratore per startup?

Quando si parla di acceleratore per startup si intende una società che fa attività di supporto per le startup: attività che viene messa in atto attraverso dei programmi, che permettono alle startup di crescere e di trovare i finanziamenti necessari allo sviluppo. 

È possibile distinguere gli acceleratori in base al tipo di programma che offrono:

programmi di seed: che sono quelli previsti per le società con un uno sviluppo e un’organizzazione ancora non completi, e che prevedono attività di mentoring e di accesso alle risorse tecniche o logistiche utili all’attività della società;
programmi second stage: che sono studiati per startup maggiormente strutturate e hanno l’obiettivo di inserire la startup in un network di conoscenze e partnership, per aiutarla a consolidare la sua posizione sul mercato.

Gli acceleratori puntano sulle startup che hanno un prodotto o un servizio realmente in grado di crescere velocemente e di affermarsi sul mercato. 

Gli elementi distintivi degli acceleratori sono:

le fasi di sviluppo di una startup in cui interviene: il programma di accelerazione è utile a startup che abbiano superato la fase dell’early stage e che quindi abbiano già un prodotto validato e lanciato sul mercato, un business model già ben definito e un team al lavoro nella società.
La fase in cui un acceleratore può essere più utile è quella compresa fra l’early growth e il growth, in cui l’attenzione non è più concentrata sullo sviluppo del prodotto, quanto sulla crescita e affermazione sul mercato;
la possibilità di accedere a un network
maggiore accesso ai finanziamenti a finanziamenti: nei programmi di accelerazione è prevista la possibilità di accedere a finanziamenti anche importanti, grazie alla collaborazione con Venture Capital.
Inoltre superare con successo un programma di accelerazione permette alla startup di essere maggiormente “attraente” agli occhi di eventuali investitori;
possibilità di rifinire al massimo il business model: considerando il fatto che una startup che entra in un programma di accelerazione ha già un prodotto validato e un business model funzionante, alcuni programmi di accelerazione offrono la possibilità di definire al meglio proprio il business model, strumento necessario per mantenere e ampliare la posizione sul mercato. 
accesso al programma in cambio di equity: la partecipazione ai programmi di accelerazione per le startup non è gratuita.
Gli acceleratori nella maggior parte dei casi si fanno pagare in equity, ottenendo in cambio della loro attività delle quote della startup.
Vi sono poi alcuni acceleratori che investono direttamente nelle startup accelerate, appoggiandosi a Venture Capital oppure a fondi di investimento.

# Gli acceleratori italiani

Diversi sono gli acceleratori attivi nel panorama italiano: una menzione merita sicuramente H-Farm

La storia di questo acceleratore (che è anche incubatore e che negli ultimi anni ha espanso la sua attività diventando un vero e proprio centro per l’innovazione) comincia nel 2005, con la sede in un cascinale di campagna. 

L’evoluzione di H-Farm negli anni è molto importante: vengono superate le 120 startup accelerate, con una raccolta di un elevato apporto di capitali. 

L’attività di H-Farm non rimane ferma nei confini nazionali, ma si sposta anche all’estero, tanto che l’acceleratore diventa uno dei più importanti a livello globale.

# Le differenze

Spesso c’è la tendenza a confondere incubatori e acceleratori per startup: in realtà hai potuto capire che le differenze ci sono e sono anche molto importanti. In particolare:

le startup cui si rivolgono: in un’immaginaria linea temporale gli incubatori si trovano a operare prima degli acceleratori. Infatti i primi dedicano  i loro programmi a startup che a volte non sono nemmeno costituite e lavorano per permettere di svilupparsi.
I secondi dedicano i loro programmi a realtà societarie che sono già organizzate e presenti sul mercato, per aiutarle a consolidare ed espandere la loro posizione;
 
i tipi di servizi offerti: gli incubatori offrono dei servizi che hanno come obiettivo quello di poter concretizzare un’idea di business, mentre gli acceleratori l’attenzione è puntata soprattutto sulla mentorship e sulla ricerca di finanziatori che siano in grado di sostenere la crescita della startup;
la possibilità di accesso: se per alcuni incubatori l’accesso ai programmi può essere gratuito oppure sottoposto al pagamento di un fee, per gli acceleratori l’accesso è solo a pagamento (nella maggior parte dei casi tramite un sistema di equity).

# Quando utilizzare l'uno o l'altro

In realtà non devi commettere l’errore di pensare di poter scegliere liberamente se e quando utilizzare un incubatore o un acceleratore per favorire la crescita e lo sviluppo di una startup. 

Devi sempre tenere a mente che si tratta di due strumenti che per certi aspetti sono simili, ma presentano anche una serie di differenze molto importanti.

L’incubatore è la scelta più indicata se hai un progetto di business che non sei ancora riuscito a validare e non hai ancora creato la tua startup, oppure se l’hai creata da pochissimo tempo, non c’è ancora una precisa organizzazione aziendale e ti accorgi di incontrare delle difficoltà che derivano sia dalla mancanza di esperienza, sia dalla carenza di strumenti che potrebbero esserti utile per sviluppare il tuo business. 

In questi casi un programma di incubazione, che ricorda può durare anche fino a 36 mesi, è la scelta migliore perché sarà in grado di accompagnare la tua startup lungo il suo percorso di formazione di crescita, concentrando l’attenzione soprattutto nella creazione di un team che possa lavorare in modo efficiente e nella validazione del prodotto o servizio offerto. 

Al termine del percorso di incubazione la startup dovrebbe essere pronta a entrare sul mercato e a generare i primi profitti.

L’acceleratore è invece la scelta più indicata nel caso la tua startup sia già avviata e abbia già iniziato da un po’ di tempo la sua attività. 

Questo vuol dire che devi almeno avere a disposizione un MVP già provato dai tester e lanciato sul mercato. Se questo è il tuo caso l’acceleratore è una scelta utile, perché ti permetterà di migliorare l’efficienza della tua startup, imparando a velocizzare degli specifici processi che sono importanti per attirare gli investitori, oppure per rendere più solida la posizione della società sul mercato. 

Alcuni acceleratori potrebbero proporre dei programmi specifici per startup in una fase ancora più avanzata di sviluppo, concentrati proprio sulla ricerca dei finanziamenti necessari alla crescita.

Ovviamente dovrai considerare sempre un aspetto importante: nel caso degli acceleratori, le somme a cui una startup può accedere sono molto elevate. E questo porta a una concorrenza spietata: soltanto le startup che dimostrano di saper realizzare con profitto un’idea di business innovativa riescono ad accedere a questi programmi.

Qui potrai trovare il report di Social Monitor Innovator sull’impatto degli incubatori e acceleratori in Italia.

Allora che idea ti sei fatto?
Fammi sapere tra i commenti cosa ne pensi sia dell'incubatore che dell'accelerazione


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