Il processo di creazione di una startup non è così semplice e immediato come molte “leggende metropolitane” ci hanno portato a credere: si tratta di un procedimento complesso, che si dipana lungo un periodo di tempo che può essere più o meno lungo a seconda dell’influenza di diversi fattori.
Sicuramente, uno degli step più importanti è rappresentato dalla creazione della società che avrà il compito di concretizzare l’idea di business alla base del progetto di startup: si tratta di un passaggio delicato e importante, in cui è necessario prendere diverse decisioni e seguire diversi procedimenti burocratici, che vanno svolti con la massima attenzione, per evitare errori che potrebbero pesare sul futuro successo della startup.
Vediamo insieme quali sono i fattori da considerare con maggiore attenzione in questa fase, per creare la nostra società dotandola delle basi più efficienti: in particolare la sede, la forma societaria e il momento più adatto per procedere all’apertura.
1. La sede per la nostra startup: meglio in Italia o all’estero?
Non esiste nessuna legge che ci obblighi a creare la nostra società in Italia: nell’attuale mercato globalizzato, abbiamo un’ampia possibilità di scelta per quel che riguarda la sede societaria.
Le mete più ambite dagli startupper negli ultimi anni sono state sicuramente il Regno Unito e gli USA.
Nel caso del Regno Unito, la possibilità offerta dalla normativa è quella dell’apertura di una LTD: questo tipo di società può essere considerata in un certo senso l’equivalente di una S.R.L. italiana, ma presenta un modello di gestione molto più flessibile (per esempio, non è necessario indicare un oggetto di attività sociale vincolante) e dei costi di costituzione realmente ridotti all’osso.
Basta considerare il fatto che la presenza del notaio, obbligatoria in diverse fasi della creazione e della vita di una S.R.L., è completamente esclusa nel caso di LTD.
In questo articolo potrai approfondire meglio le differenze fra S.R.L. e LTD:
Anche gli Stati Uniti offrono buone possibilità per uno startupper: in questo caso la forma societaria più interessante e simile alla S.R.L è la LLC (Limited Liability Company), che è caratterizzata da una gestione snella, in cui gli intoppi burocratici sono ridotti al minimo.
È possibile provvedere a un’apertura autonoma (anche seguendo una procedura on line), ma è sempre meglio affidarsi all’opera di un avvocato specializzato in diritto societario, che si occuperà di tutte le incombenze e della preparazione dello statuto della società stessa.
Ma le possibilità non sono limitate ai paesi anglosassoni: vi sono altri paesi, anche molto vicini all’Italia che aprono le porte alle startup, soprattutto se tecnologicamente avanzate: in Svizzera in particolare sono in atto da anni dei programmi portati avanti dal Governo che mirano a facilitare l’attività delle startup, con la possibilità di ottenere fondi a tassi agevolati e uno stretto rapporto con business angels e altri investitori.
Anche nella vicina Slovenia l’apertura di una startup presenta poche complicanze burocratiche e permette di sfruttare gli incentivi offerti dallo stato per le nuove imprese a livello fiscale.
Finora abbiamo visto quelli che possono essere considerati i vantaggi che derivano dall’aprire una startup all’estero, in particolare un risparmio sui costi di apertura e una decisa semplificazione di tutte le procedure burocratiche.
Ma vi sono anche degli svantaggi, che a lungo andare possono anche diventare molto importanti per la nostra startup: in particolare, se la nostra startup ha sede all’estero ma opera in Italia, diventa necessario mantenere una doppia contabilità.
Questo perché è necessario pagare le tasse sia nel paese dove la società ha la sede legale, sia in Italia: questo conteggio può rivelarsi complicato e la necessità di gestire una doppia contabilità può portare a un aumento (anche molto elevato) dei costi amministrativi della società stessa, andando a superare, nel giro di un limitato lasso di tempo, il risparmio conseguito con la creazione all’estero della società.
2. Come facciamo a creare una società: meglio il fai-da-te oppure meglio rivolgersi a un professionista?
Il primo step per creare una società in Italia è quello di scegliere un professionista fidato, che sia in grado di consigliarci quando necessario e di seguire tutte le procedure che sono necessarie alla creazione di una società: ovviamente si tratta di una scelta da fare con attenzione, in modo da trovarsi a operare con un professionista che richieda un compenso equo ma che curi con la dovuta attenzione tutte quelle che sono gli adempimenti della nostra società.
Nell’articolo qui sotto potrai trovare alcune indicazioni utili sulle valutazioni utili per scegliere un commercialista adeguato alle tue esigenze:
Il secondo step è probabilmente uno dei più importanti nella creazione di basi di successo per la tua startup: la decisione della forma societaria.
La prima scelta da effettuare è quella fra una società di persone (S.A.S. o S.N.C.) oppure una società di capitali (S.R.L. ordinaria o semplificata oppure S.P.A).
La società di persone non è il modello adatto a una startup: infatti, questo tipo di società è adatta per attività in un certo senso “limitate”, non dotate delle capacità di espansione di una startup.
Inoltre, in queste società la responsabilità economica ricade completamente sulle spalle dello startupper.
Invece le società di capitali permettono di evitare il coinvolgimento del patrimonio personale dello startupper in caso di problemi della società e permettono inoltre di fare partecipare altri soggetti (i soci) alla creazione e al finanziamento della startup.
La S.R.L, nella forma ordinaria o semplificata, è invece la forma societaria più idonea per una startup: le differenze fra i due tipi di S.R.L. riguardano soprattutto il costo per la creazione e il limite che la forma semplificata ha per il capitale sociale (limite che può a lungo andare rivelarsi troppo esiguo).
Nell’articolo di seguito troverai un interessante approfondimento delle differenze fra queste due forme societarie:
La procedura per la creazione di una S.R.L. ordinaria e quella per la creazione di una S.R.L. semplificata sono sostanzialmente molto simili: entrambe richiedono l’attività di un notaio e la redazione di uno statuto della società, nonché il versamento di un capitale sociale (che rappresenta il capitale iniziale della società).
La differenza principale risiede nei costi e in alcune semplificazioni che sono tipiche della S.R.L. semplificata: la scelta fra queste due forme deve essere fatta con attenzione, avendo ben chiaro quale sarà l’attività che andrà a svolgere la nostra startup.
Infatti, nel caso di un’attività che richieda l’impiego di mezzi strumentali e immobili, è probabile che il limitato capitale della S.R.L. semplificata si riveli insufficiente.
Mentre se la startup opera prevalentemente a livello digitale, senza la necessità di particolari mezzi strumentali, questa soluzione potrebbe essere la migliore.
3. Qual è il momento giusto per creare una società?
Nella creazione di una startup digitale di successo il tempismo è molto importante: creare la nostra società troppo presto potrebbe portarci a sostenere dei costi inutili nel momento in cui la startup non è ancora in grado di produrre guadagno.
Lo spartiacque può essere individuato in quel momento in cui la nostra startup comincia ad aprirsi all’esterno e ad avere rapporti con soggetti terzi: per esempio, nel momento in cui decidiamo di partecipare a un bando di finanza agevolata oppure quando abbiamo trovato un investitore privato disposto a finanziare la nostra startup.
Ma prima di questo momento come dobbiamo comportarci?
Se abbiamo sviluppato la nostra startup in solitario non ci sono problemi, ma se abbiamo dei collaboratori stretti, che in futuro sono destinati a diventare soci della nostra startup, la situazione cambia: vi è infatti la necessità di regolare i rapporti fra i vari futuri soci.
Un sistema efficace e semplice per ottenere una regolamentazione di questi rapporti, in attesa della creazione di una società, è quello dell’associazione in partecipazione: si tratta di un vero e proprio contratto da un soggetto (detto associante, che mantiene la titolarità e la direzione dell’attività di impresa) con uno o più soggetti, fino a un massimo di 3 (detti associati).
Con questo contratto gli associati si impegnano a fornire il loro apporto all’attività di impresa, normalmente nella forma di attività lavorativa oppure con l’apporto di capitali, e ottengono in cambio non uno stipendio, ma una parte degli utili dell’impresa.
Questo tipo di contratto permette di stabilire tutta una serie di regole che permettono di gestire al meglio l’attività della startup, definendo i ruoli nella società, la divisione delle quote (che potrà essere riportata anche nella società vera e propria) e stabilendo anche eventuali accordi di riservatezza che possono rivelarsi di capitale importanza per proteggere la futura attività della startup.
Il costo della creazione di un’associazione in partecipazione è rappresentato dall’onorario corrisposto al professionista incaricato di redigere il contratto e al costo di registrazione dello stesso.
E tu hai già scelto quale società è più adatta alla tua startup o stai ancora valutando le diverse opzioni?
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