Se solo 10 anni fa (o anche 5, nelle situazioni migliori) ti avessero detto “molla il posto fisso” probabilmente avresti preso per pazzo il tuo interlocutore.

In fondo il posto fisso garantisce una serie di benefici (a livello di tutele e stabilità) che sembra difficile trovare in una diversa condizione lavorativa: ma forse attualmente è meglio utilizzare il tempo passato per questi verbi (per questa situazione).

La realtà delle condizioni dei lavoratori dipendenti è mutata in modo radicale in un periodo di tempo molto breve: i fattori cui questo cambiamento si può imputare sono diversi, in primo luogo sicuramente la crisi economica che ha colpito il sistema industriale e dei servizi, collegato poi all’evoluzione di questo sistema.

Pensiamo solo al comparto industriale italiano, che fino a qualche decennio fa contava grandi e medie aziende che producevano ed esportavano prodotti in tutto il mondo: questo settore di attività si è ristretto moltissimo, anche per una precisa scelta degli imprenditori (quella di dislocare il lavoro all’estero, approfittando di condizioni economiche migliori).

E questa situazione ha portato con sé delle precise (e poco gradite) conseguenze: per i lavoratori che in Italia possono ancora contare sul posto fisso, le condizioni sono decisamente peggiorate: con un blocco (in alcuni casi anche una diminuzione) dei guadagni (con cui è necessario fare fronte a spese sempre crescenti), una richiesta di impegno sempre maggiore (ormai pochissime aziende pagano lo “straordinario”, preferendo concedere ore di permesso che diventa in realtà impossibile utilizzare in concreto).

Inoltre anche le tutele che sembravano ormai diritti acquisiti stanno lentamente restringendosi: pensiamo soltanto alla cosiddetta “malattia”, che negli anni precedenti era coperta integralmente dai contributi del datore di lavoro e dell’INPS, mentre adesso, anche se in minima parte, viene fatta ricadere sul lavoratore dipendente (tramite una trattenuta sullo stipendio).

Visto il quadro attuale la fra “molla il posto fisso” non sembra più tanto folle: ma quali sono le prospettive per il futuro?

# Il futuro dei lavoratori dipendenti

La situazione dei lavoratori dipendenti non è destinata a migliorare, almeno nel breve – medio periodo: le evoluzioni dell’economia sono tali che il posto fisso (che è stato l’obbiettivo di molte generazioni precedenti quella attuale) rischia di diventare una chimera.

La parola d’ordine dei prossimi anni sarà flessibilità: le aziende cercheranno di soddisfare le loro esigenze lavorative sfruttando al massimo i lavoratori ed evitando di trovarsi dei “pesi morti”: quando un lavoratore non sarà più utile diventerà più semplice eliminarlo dall’organico.

Molto spesso “flessibilità” fa però rima con “instabilità” e “incertezza”: è molto più difficile per esempio, acquistare una casa se non sappiamo quanto lavoreremo in un determinato luogo (un anno, due anni o anche meno?).

Se valutiamo poi la situazione domanda – offerta del mercato del lavoro, vediamo come la prima supera nettamente la seconda: questo vuole dire che se troviamo che le condizioni di un impiego offerto non sono soddisfacenti (perché richiedono un impegno troppo gravoso oppure perché la remunerazione è troppo bassa), per il datore di lavoro non ci saranno problemi a trovare un sostituto disposto a lavorare a tali condizioni (o anche peggiori).

Il mercato del lavoro porterà a un deprezzamento del lavoro dipendente: saremo costretti a fare sempre di più e ottenere sempre meno in cambio.

Anche la vita privata dei lavoratori né risentirà: infatti diventerà molto difficile fare coincidere le esigenze del proprio datore di lavoro con quelle di una normale vita (pensiamo alla gravidanza per una donna, situazione di estrema difficoltà anche negli anni precedenti e che sicuramente a livello lavorativo non migliorerà).

E questo nonostante i proclami del legislatore: le riforme (in particolare il Jobs Act) potranno inserire delle tutele (ma allo stesso tempo ne eliminano molte), ma dobbiamo ricordarci che a fare il mercato del lavoro sono principalmente le aziende che assumono e le loro necessità: in primo luogo lavoro flessibile e poco costoso.

In queste pagine potrai approfondire le conseguenze delle nuove riforme del mercato del lavoro, sempre considerando che l’applicazione pratica rischia di essere molto diversa da quello che viene previsto sulla carta:

http://www.repubblica.it/

http://www.leggo.it/

http://www.pietroichino.it/

A questo punto la frase “molla il posto fisso non suona poi così folle.

# Andare o restare? Una decisione difficile

Probabilmente anche l’attività dipendente che attualmente svolgiamo è stata colpita (in modo più o meno marcato) dalla crisi: la reazione chiaramente è diversa da situazione a situazione.

Ci sono realtà che si sono adattate e hanno cambiato il loro modo di essere e la loro struttura, in modo da poter adattarsi ai cambiamenti che il mercato del lavoro impone. Ma sono rare eccezioni.

La maggior parte delle realtà lavorative si è invece trovata spiazzata di fronte a cambiamenti di rotta così rapidi e imprevisti: molte aziende hanno già dovuto chiudere i battenti, mentre altre resistono strenuamente, più per la volontà del singolo imprenditore e dei lavoratori che per altre ragione.

Sfortunatamente, a meno di un vero e proprio “miracolo economico” è difficile che queste aziende possano continuare per molto la loro attività.

I lavoratori che si trovino in queste situazioni (in stadi più o meno avanzati, pensiamo alle aziende che hanno già messo in atto i contratti di solidarietà o peggio la Cassa Integrazione), si trovano a dover prendere una decisione molto difficile: attendere passivamente la fine dell’attività, per ritrovarsi poi, dall’oggi al domani, senza un impiego e una concreta prospettiva di lavoro, o cercare di giocare in anticipo?

Programmare il proprio futuro può sembrare una scelta coraggiosa, ma, anche per i motivi che abbiamo visto prima, è probabilmente la più azzeccata in questo particolare periodo storico ed economico.

Invece di trovarsi senza lavoro e senza una via di fuga, si può scegliere un’alternativa, sicuramente non semplice da mettere in atto, ma che, nel lungo periodo, può portare ad avere soddisfazioni dal punto di vista economico, a garantire una continuità di guadagno (in modo da poter fare progetti a lungo termine) e migliorare la qualità di vita complessiva.

Ma come possiamo fare?

# Molla il posto fisso: le alternative concrete. Cosa devi sapere per creare una startup

Ma nel momento in cui decidiamo che è venuto il momento di lasciare il nostro posto da dipendente, quali sono al alternative concrete (non una vincita alla lotteria, che è praticamente impossibile)?

Se il momento storico non è favorevole al lavoro dipendente, presenta invece degli ampi spiragli a chi abbia l’intenzione di creare un’impresa, una startup che si inserisca con entusiasmo e idee nuove nel mercato del lavoro.

Perché proprio di questo c’è bisogno per avere successo: un’idea di business che sia vincente, che vada a soddisfare (a volte anche a prevenire) le aspettative e le richieste di un mercato che è in continua evoluzione.

Ovviamente un’idea buona, da sola, non basta: bisogna anche essere in grado di metterla in pratica e di gestire tutte le attività che riguardano un’impresa, capire in che zona del mercato situare la propria attività e studiarlo a fondo, conoscere gli strumenti finanziari che sono a disposizione, le possibilità di ottenere un finanziamento per iniziare oppure ampliare la propria startup (per esempio i finanziamenti a fondo perduto).

Partendo da una buona idea di business bisogna essere in grado di costruire una startup, senza trascurare nessun aspetto importante: porre delle buone basi alla propria attività è il viatico migliore per avere un successo che non sia di breve durata, ma che si consolidi con il passare del tempo.

È necessario essere flessibili, in modo da adattarsi ai cambiamenti che durante la vita di una startup si possono verificare: la flessibilità e la capacità di cambiare sono un’altra garanzia di successo.

Bisogna essere positivi, propositivi e pronti a lavorare sodo, ma il cambiamento non solo lavorativo ma della qualità di vita è innegabile.

In questa pagine potrai trovare tutte le informazioni che ti servono per lanciarti in un nuovo progetto e creare una startup davvero vincente:

https://www.startupvincente.com/come-creare-la-tua-startup-vincente/

Hai mai pensato alla possibilità di lasciare il posto fisso e creare un tua startup, per diventare padrone del tuo tempo? Oppure lo hai già fatto? Se ti va dicci cosa ne pensi e raccontaci la tua esperienza.

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    1 Response to "Conviene lasciare il posto fisso per creare una startup oggi?"

    • davide

      Quel che descrive l’articolo rispecchia in pieno le considerazioni e soprattutto l’azione che ho appena intrapreso. Dopo 16 anni ho lasciato posto fisso, stipendio, benefit per dedicarmi alla mia startup!
      Le opportunità ci sono, e le aziende tradizionali si troveranno in difficoltà in futuro quando non saranno più attrattive per le persone di qualità.

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