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Aprire una startup: meglio l’Italia o un paese estero?

Non è facile rispondere a questa domanda, che sicuramente ogni startupper si pone.

Forse anche per una tendenza, molto diffusa negli ultimi tempi, di emigrare all’estero per vedere riconosciute la proprie capacità e professionalità.

In questo articolo scoprirai quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’una e dell’altra scelta.

Tenendo sempre presente che per estero ci riferiamo ai paesi europei diversi dall’Italia.

In un altro articolo potrai approfondire lo stesso argomento riferito all’Inghilterra e agli USA.

La scelta della sede per la tua startup è molto importante, in alcuni casi determinante per il suo successo.

Infatti questa scelta può influenzare, tra le altre cose:

il regime fiscale applicato alla tua startup;
le caratteristiche necessarie perché la tua società sia definita una startup;
eventuali benefici derivanti da agevolazioni previste dallo Stato di residenza della società per le startup;
possibilità di accedere a programmi di incubazione, accelerazione o a bandi pubblici di finanziamento.

Quindi come se ti preparassi ad aprire una campagna crowdfunding di successo, scopri dove è meglio aprire la tua startup.

Aprire una startup: come scegliere fra sede in Italia o all'estero

# La scelta della sede per aprire una startup

Meglio restare in Italia per aprire una startup o prendere il primo volo per l’estero?

Avendo capito il crowdfunding cos’è e come funziona, sai che ogni decisione che riguarda la tua startup deve essere presa considerando tutti i pro e i contro.

Ecco allora, brevemente, i pro e i contro di aprire una startup in Italia o all’estero.

Aprire una startup in Italia

Vantaggi:

agevolazioni fiscali: come l’esonero da diritti camerali e imposte di bollo;
possibilità di accedere a finanziamenti pubblici agevolati: come Accesso gratuito e semplificato al fondo di garanzia, ai bandi Start&Smart e ad altri bandi specifici a fondo perduto;
deroghe importanti al diritto societario: per esempio nell’emissione di particolari quote di partecipazione alla società;
disciplina dei rapporti di lavoro particolarmente flessibile: per esempio con la possibilità di remunerazione attraverso strumenti di partecipazione al capitale;
facilità ai processi di internazionalizzazione: grazie all’accesso ai servizi dell’agenzia ICE;
Fail Fast: ovvero la possibilità di utilizzare delle procedure semplificate in caso di insuccesso dell’attività della startup;

Svantaggi:

una startup innovativa non può distribuire utili per i primi 5 anni di vita;
se la startup innovativa distribuisce utili nei primi 5 anni di vita viene esclusa dal registro dedicato e dall’anno successivo perde i benefici previsti per questo tipo di società;
non è possibile costituire una startup completamente online.

Aprire una startup all’estero

I diversi paesi europei offrono diversi vantaggi e svantaggi in caso di apertura di una startup.

Germania:

vantaggi: un universo di startup molto sviluppato a cui fare riferimento, la presenza di diverse istituzione universitarie e di ricerca di eccellenza;
svantaggi: il fatto che non sono previste agevolazioni statali per le startup e la burocrazia è particolarmente complessa;

Olanda:

vantaggi: sono disponibili diversi incentivi statali per gli investitori esteri che vogliono aprire una startup in Olanda, la burocrazia è particolarmente semplificata, il regime di tassazione favorevole.

Danimarca:

vantaggi: burocrazia ridotta al minimo per la creazione di una società; possibilità di svolgere quasi tutta l’attività burocratica online; ampia flessibilità nel mercato del lavoro;

Romania:

vantaggi: costi di apertura di una startup molto bassi; regime fiscale particolarmente favorevole; possibilità di sfruttare agevolazioni pubbliche;
svantaggi: passaggi burocratici simili a quelli previsti in Italia per l’apertura di una società.

Svezia:

vantaggi: elevato livello di digitalizzazione, che permette di svolgere una gran parte delle attività completamente online; sistema di tassazione e previdenza sociale molto ben organizzati, con una conseguente riduzione del rischio di apertura di una società; altissimo livello di fiducia nelle imprese, che porta a un minor tasso di mortalità per le startup.
svantaggi: costo della vita medio-alto; pressione fiscale elevata e a volte complessa da gestire.

# Aprire una startup in Italia: come fare?

Quali sono i passaggi per aprire una startup in Italia?

Bisogna dire che, nonostante i tentativi di rendere più agile la creazione di nuove società, è necessario ancora scontrarsi con una burocrazia  lenta e complessa.

In particolare devono necessariamente essere presenti alcuni requisiti caratterizzanti:

la startup deve essere nuova o costituita da non più di 5 anni
la startup deve avere residenza in Italia, o in un altro Paese Europeo ma sempre ma con almeno una sede produttiva o una filiale in Italia
la startup deve avere fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro
la startup non deve essere quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione
la startup non deve distribuire o aver distribuito utili
la startup deve avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente è lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico
la startup non deve essere nata da un fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda

Per creare una startup innovativa deve inoltre essere presente almeno uno dei seguenti tre requisiti:

le spese in Ricerca e Sviluppo e in innovazione devono essere pari ad almeno il 15% del maggiore valore tra fatturato e costo della produzione
i dipendenti e i collaboratori devono essere altamente qualificati: questo significa che almeno 1/3 deve essere composto da dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori da almeno tre anni, oppure, in alternativa almeno 2/3 devono possedere una laurea magistrale;
la startup deve essere titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato.

La procedura di apertura di una startup innovativa

Per quel che riguarda la procedura burocratica per aprire una startup, questa dipende dalla forma giuridica che viene scelta per la società.

La forma giuridica delle startup innovative, di cui hai visto sopra i requisiti che necessariamente devono essere presenti, permette una costituzione più rapida e meno onerosa.

I passaggi da seguire sono:

creazione dell’atto costitutivo e dello statuto della startup: quest’ultimo serve a regolare il funzionamento della società, mentre lo statuto contiene le informazioni rilevanti sui soci e sull’impresa;
versamento del capitale sociale: prima di costituire la startup è necessario che tutti i soci abbiano versato la quota corrispondente alla loro partecipazione nella società; è possibile aprire una SRLS con un capitale minimo di 1 euro, ma è sempre meglio prevedere un importo che sia in grado di coprire almeno le spese di costituzione della società;
fase di costituzione dal notaio: che si occupa delle firme necessarie alla costituzione della startup; dalla fine del 2021 è possibile anche adempiere a questo passaggio operando in videoconferenza;
fase di iscrizione e completamento dei documenti: il notaio procede alla costituzione della società e all’iscrizione nel Registro delle Startup Innovative; inoltre in questa fase è necessario dotare la startup di codice fiscale e partita IVA e di un indirizzo PEC.

Incubatori e acceleratori per startup in Italia

Fare riferimento a una realtà come gli incubatori e gli acceleratori può essere una mossa importante per il successo di una startup.

Attualmente l'ecosistema degli incubatori e degli acceleratori in Italia è in costante crescita.

Il report annuale di Social Innovator Monitor conta ben 237 fra incubatori e acceleratori nel territorio italiano.

Ci sono però delle differenze geografiche, che vedono questi soggetti nel Nord Italia.

Per sfruttare al meglio le possibilità di crescita offerte da questi soggetti ovviamente è importante scegliere l’incubatore o acceleratore che si occupa di startup nello stesso settore in cui opera anche la tua società.

E prepararsi al meglio, perché la concorrenza è davvero forte: molte startup tentano infatti di accedere ai programmi di accelerazione e incubazione, anche perché può essere una strada utile per accedere con successo al crowdfunding.

Quindi è importante valutare se il tuo progetto è adatto a un determinato programma, studiando anche quali sono le startup incubate o accelerate con successo da un dato soggetto.

# Consigli per scegliere la sede adatta per una startup

La scelta di dove aprire una startup è molto delicata e va ponderata con attenzione.

È importante avere tutta una serie di elementi a disposizione per una valutazione davvero completa.

Vediamo quali sono i più importanti.

Il mercato di riferimento

Il primo fattore di cui devi tenere conto è a quale mercato vuole rivolgersi la tua startup.

Alcuni paesi hanno uno sviluppo maggiore in determinati mercati: devi quindi individuare quali paesi sono i più adatti a ospitare la tua startup.

Per fare un esempio, se la tua startup innovativa opera nel settore del turismo, paesi come Italia e Francia potrebbero offrire i mercati di riferimento migliori.

La disponibilità delle risorse umane qualificate

La tua startup ha bisogno di team forte e qualificato per avere successo: questo è un altro fattore importante di cui tenere conto nella scelta della sede.

Per esempio, se la tua startup opera nel settore delle nuove tecnologie, avrai bisogno di un team di professionisti con un’altra specializzazione di tipo universitario.

Quindi potrebbe essere utile scegliere di aprire la tua startup in un paese che vanta distretti universitari e centri di ricerca importanti, come la Germania.

Potrebbe invece essere utile, in questo caso, evitare di aprire una startup in Italia, dato che il paese sta affrontando da anni una “fuga di cervelli”, cioè di giovani professionisti qualificati, verso altri paesi.

Il regime fiscale

Inutile dire che il regime fiscale che vige in un determinato paese può influenzare di molto la scelta di dove aprire una startup.

I fattori da considerare sono la pressione fiscale e il fatto che un regime fiscale sia più o meno complesso e articolato.

Per quanto riguarda la pressione fiscale è ovvio che se è molto alta può essere un problema per una startup, come per ogni altra società.

È anche vero che molti regimi fiscali, Italia compresa, prevedono delle agevolazioni per le nuove imprese, almeno per i primi anni di attività.

Inoltre, in alcuni paesi la pressione fiscale può anche risultare elevata, ma in cambio il sistema di welfare è ad alti livelli, compensando quindi le tasse pagate.

Il fatto poi di affrontare processi complessi per il pagamento delle tasse è sicuramente uno svantaggio.

Perché comporta impegno di tempo e di lavoro che potrebbero essere impegnati nella crescita della startup.

La cultura imprenditoriale

Nel decidere dove aprire una startup devi anche tenere conto della diversa cultura imprenditoriale dei paesi.

Ci sono paesi dove l’insediamento di nuove imprese e l’attività di impresa privata è incoraggiata ed è vista in maniera positiva a livello culturale.

Si tratta di paesi dove un imprenditore ha di fronte diverse possibilità e dove anche il fallimento non è visto come una pietra tombale per un’impresa, quanto piuttosto come un semplice passaggio di crescita.

Gli altri fattori da valutare

Altri fattori da valutare, non meno importanti, sono quelli legati per esempio alla qualità di vita in un determinato paese.

Se consideri la necessità di trasferirti per aprire una startup, sicuramente è meglio trovare un paese dove la qualità della vita sia almeno pari o anche superiore a quella italiana.

È importante tenere conto anche della lingua: ci sono lingue davvero complesse da imparare, come quelle del Nord Europa.

Ma devi considerare il fatto che in molti di questi paesi, come per esempio l’Olanda, viene parlata la lingua inglese in maniera diffusa.

Ma conoscere la lingua locale, soprattutto per quel che riguarda i rapporti interpersonali, può essere un importante vantaggio.

La possibilità di espandersi all’estero

La tua startup potrebbe, in un futuro più o meno prossimo, puntare a un’espansione all’estero, per favorire un’ulteriore crescita.

Si tratta di un passaggio importante ed è utile capire quali paesi sostengono le loro imprese in questo tipo di progetto.

Come accade in Italia con l’attività dell’ICE: si tratta di un’agenzia del Governo che ha l’obiettivo di promuovere l’attività all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

La presenza di questo tipo di soggetti pubblici può essere un fattore importante, perché permette alla startup di ricevere assistenza nei processi di espansione internazionale.

# Startup: casi di successo e fallimento

Per avere una visione più ampia del mondo delle startup e capire dove è meglio aprire una nuova attività, può essere utile conoscere le storie di alcune startup, italiane e non, di successo.

Le startup che ce l'hanno fatta

Uno dei “casi” più interessanti di startup italiana di successo è quello di Unobravo.

Questa startup nasce per rispondere a un’esigenza sempre crescente di ottenere assistenza psicologica senza affrontare i costi e i disagi legati agli spostamenti di una serie di sedute “dal vivo”.

La capacità di rispondere a un bisogno sentito dal pubblico e di rendere accessibile il servizio a una platea ampia di utenti grazie alla tecnologia hanno determinato il successo di questa startup.

Interessante anche il caso di Cyber Angels, startup che si occupa di sicurezza informatica.

Anche in questo caso la chiave del successo è stata la capacità di rispondere a un’esigenza sempre più sentita dalle imprese, cioè quella di proteggere la sicurezza informatica dei sistemi, in modo semplice e accessibile.

La capacità di sfruttare l’innovazione tecnologica per superare i limiti imposti dalla burocrazia è invece la chiave del successo di Glass to Power.

Questa startup è stata in grado di produrre innovative vetrate fotovoltaiche che si possono utilizzare anche quando vi sono particolari vincoli architettonici.

Inoltre ha dimostrato di avere compreso come aprire un crowdfunding con successo, riuscendo a finanziarsi ampiamente grazie a questo strumento.

Le startup di successo all'estero

Fra le storie di startup estere di successo una delle più interessanti è quella di Canva, il noto sistema per la creazione di grafiche per il web.

La startup è stata fondata in Australia, molto lontano dai classici luoghi di sviluppo delle imprese innovative.

Le ragioni del suo successo si trovano nell’aver reso semplice e alla portata di tutti la possibilità di creare delle grafiche da utilizzare sul web.

Interessante anche la storia di Buffer, startup creata da un gruppo di imprenditori europei trasferiti in America.

In questo caso le ragioni del successo stanno nella risposta alla necessità degli utilizzatori di social media di poter programmare i propri post e condividerli negli orari giusti in modo automatizzato.

La prima fase di vita della startup si è svolta in Inghilterra, ma il trasferimento negli USA ha permesso di raccogliere i finanziamenti necessari a sviluppare completamente il progetto.

Spotify, uno dei massimi esempi di startup di successo nel settore dei servizi musicali, nasce invece in Svezia nel 2008.

L’idea vincente in questo caso è quella di fornire una piattaforma sempre aggiornata e user-friendly e interconnessa con altri social network che ne permettono una fruizione più funzionale.

Le startup che non ce l’hanno fatta

Accanto a diversi successi, i fallimenti sono stati molti e hanno interessato anche startup che sembravano molto promettenti.

In Italia è accaduto con BeMyGuru, che si proponeva di creare un sito per aiutare le startup a trovare online i consulenti giusti.

Pur con una buona partenza, la startup ha fallito perché ha puntato su un pubblico, come quello delle startup, che spesso ha budget molto limitati.

A completare il fallimento c’è stata una difficile gestione del team, che ha creato problemi più che risolverli.

Una dimostrazione di come la scelta del team sia indispensabile per il successo di una startup.

Caso molto famoso è quello di MySpace, uno dei primi social network, lanciato nel 2003, ma rapidamente superato dagli altri concorrenti del settore.

Le ragioni del fallimento in questo caso stanno, tra le altre, in un’interfaccia utente non intuitiva, la mancanza di innovazione e una scarsa gestione della sicurezza dei dati degli utenti.

Inoltre, il fatto di non avere disponibile una versione mobile è stato un limite insuperabile.

Altro fallimento importante è stato quello di WeWork società di uffici in condivisione fondata nel 2010, che offriva uffici condivisi e servizi di co-working in tutto il mondo.

Dopo essere cresciuta negli anni, raccogliendo fondi tramite i Venture Capital, WeWork ha fallito in fase di exit.

Nel 2019 il tentativo di IPO è stato ritirato per mancato interesse da parte degli investitori.

E nel 2020 la startup è fallita.

# Conclusioni

Hai visto in questo articolo come scegliere tra aprire una startup in Italia o all’estero.

Entrambe le decisioni portano vantaggi e svantaggi che devono essere valutati con la massima attenzione.

Raccogliere quante più informazioni possibile è assolutamente necessario prima di prendere questa decisione.

Cosa pensi della possibilità di aprire una startup all’estero? Cosa ti spingerebbe invece a preferire l’Italia? Rispondi in un commento!

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