Se hai avuto un’idea di business vincente e hai deciso di lavorare da solo, scegliendo solo un team di collaboratori, quello della distribuzione delle quote agli altri founder è un problema che non ti riguarda.
Ma è difficile pensare di riuscire a realizzare un progetto così complesso come quello di una startup senza la stretta collaborazione di altre persone che credono quanto te nell’idea di business e che intendono svilupparla.
Perché questi sono i founder: quei soggetti che vivono insieme, fin dall’inizio, la vita di una startup, con le sue enormi difficoltà e i suoi (possibili) grandi successi.
E se la tua startup ha più founder sorge immediatamente un problema importante: come suddividere fra essi le quote della startup stessa?
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Cosa sono le quote di una startup
Prima di definire in che modo vanno distribuite fra i founder le quote di una startup è importante capire quello che si intende parlando di quote.
Tutte le volte che si parla di una società entrano in gioco le quote sociali.
La loro importanza è tale che devono essere definite già nell’atto costitutivo della società, perché sono fondamentali per il funzionamento della stessa.
Sintetizzando le quote sociali, la cui disciplina si può trovare nell’articolo 2468 del Codice Civile, misurano la partecipazione di ogni socio all’attività della società stessa.
Le quote portano con sè dei diritti e dei doveri e ogni singola quota rappresenta una parte del capitale sociale.
Ogni socio contribuisce a formare il capitale della società: questo capitale non è però determinato solo dai conferimenti in denaro ma anche da diversi altri fattori.
Perchè le quote di una startup sono così importanti?
Non cadere nell'errore di considerare le quote della tua startup come i soldi del Monopoly.
Le quote hanno un'enorme importanza per diversi motivi:
Per questo è di capitale importanza decidere come tali quote vanno divise fra i vari soggetti che hanno fondato la startup
# Quando bisogna suddividere le quote?
Attenzione a non correre il rischio di perdere tempo: le quote di una startup vanno suddivise al momento della costituzione fra i vari founder.
Procedere il prima possibile a questa suddivisione che non è assolutamente semplice permette di evitare tutta una serie di problemi che si possono presentare nei successivi stadi di sviluppo della società.
Infatti, partire con l’attività della startup con una corretta divisione delle quote è molto importante sia al fine della gestione dell’attività stessa, sia della divisione degli “onori e oneri”.
Tutte le decisioni, anche molto rilevanti, che vengono prese dai founder nello sviluppo di un progetto di startup si basano anche sulla corretta attribuzione iniziale delle quote.
Quindi la suddivisione delle quote deve essere prevista già nell’atto di costituzione della startup.
# Gli errori da non commettere
Oltre al tempismo nella divisione delle quote è importante anche evitare di commettere altri gravi errori, che potrebbero ripercuotersi sul futuro della startup.
In particolare bisogna evitare di:
# Come decidere l’attribuzione delle quote
Il problema più complesso è proprio la valutazione del contributo dato dai diversi soggetti alla startup, in base a cui vanno assegnate le quote della società stessa.
Attenzione a evitare un errore madornale, cioè la divisione equa delle quote: per esempio, se i founder sono 3, le quote vengono divise in 3 parti.
Per quanto possa sembrare, in astratto, il sistema più equo da applicare è anche il più sbagliato, perché non permette di valutare qual è il valore dei contributi dei diversi soggetti alla startup.
E quando parliamo di contributi, non stiamo parlando soltanto di contributi economici, cioè di capitale: quello che un founder può apportare alla startup è l’idea di business, la sua esperienza professionale, la conoscenza del mondo dell’impresa, un network di conoscenze utili o ancora la forza lavorativa.
Di tutti questi fattori è necessario tenere conto.
In realtà non esiste una formula magica che permette di decidere come attribuire le quote nel modo miglior.
Però è possibile cercare di valutare gli elementi essenziali nella realizzazione del progetto di business, in modo da avere un’indicazione maggiormente chiara per la divisione delle quote stesse.
Decidere come dividere le quote in 5 step:
- decidere i sistemi di valutazione: il primo step, da cui non si può assolutamente prescindere, è quello di decidere insieme ai cofounder i sistemi di valutazione e di divisione. In questa fase è molto importante raggiungere un accordo chiaro in relazione ai criteri che verranno utilizzati per calcolare e dividere le quote e che veda tutti concordi: solo in questo modo si potrà procedere in modo spedito ed evitare future contestazioni;
- effettuare una valutazione del valore della startup: qui si entra in un campo particolarmente delicato. Infatti, è molto difficile trovare un criterio oggettivo e diffuso per la valutazione di una startup all’inizio dell’attività. Per ricavare una valutazione di una startup nella fase di pre seed si può ricorrere al sistema di valutazione pre-money utilizzato per le campagne di equity crowdfunding. Si tratta di quella valutazione di una società effettuata prima dell'immissione di capitale nella stessa e che è necessaria per attribuire le quote di equity nell'aumento di capitale. In caso di una startup in fase iniziale vanno valutati le possibilità di crescere e di attirare investimenti. Quindi si può ipotizzare una valutazione che si basa sulla necessità di fondi per i successivi 18-24 mesi, tenendo conto anche di altri fattori, come il confronto con altre startup simili;
- valutare il contributo in termini di tempo: il primo step può essere quello di valutare chi mette il maggiore impegno nella realizzazione del progetto. Un founder potrebbe essere impegnato 24 ore su 24, mentre altri potrebbero dedicarsi al progetto solo part time. Chi mette il massimo impegno nella realizzazione del progetto dovrebbe avere una quota più corposa. Attenzione però a ricordare che questa situazione è soggetta a cambiamenti nel tempo: quindi dovresti prevedere, nei patti parasociali, cosa può accadere se questa situazione cambia oppure se un fondatore decide di abbandonare il progetto;
- valutare l’esperienza imprenditoriale e le competenze professionali: se uno dei founder ha già fondato una startup sicuramente la sua esperienza vale una quota maggiore della società, perché può garantire il successo del progetto. Perché l’idea è importante per una startup, ma ancora di più è la realizzazione della stessa nel concreto dell’attività imprenditoriale (realizzazione del business plan, validazione, capacità di fare fundraising, solo per citare alcuni settori di attività);
- valutare il contributo economico: per quanto il contributo semplicemente economico non possa essere il solo “metro” di valutazione, senza finanziamenti un progetto di business non può essere realizzato. Quindi al founder che da il maggior apporto economico dovrebbe essere attribuita una quota maggiore.
Compiuti questi 5 step dovresti avere un’idea chiara del contributo che ogni soggetto da alla startup: il problema si sposta ora sul sistema di calcolo delle quote.
# Il sistema di calcolo delle quote da attribuire ai founder
Per quanto non esista un sistema predefinito per il calcolo delle quote da attribuire ai founder, è possibile utilizzare uno dei più semplici e più diffusi.
Si tratta del metodo Demmler, come teorizzato da Frank Demmler, che tiene conto del sistema di calcolo di diversi fattori:
Questi sono i fattori che vengono presi in considerazione nel sistema di calcolo delle quote.
Per ogni singolo fattore (o indicatore) si deve poi attribuire un “peso”, individuato con un valore da 1 a 10, a seconda dell’importanza per la startup.
Dopo aver definito il valore dei singoli fattori, bisogna procedere ad attribuire a ciascun founder un valore, sempre da 1 a 10, relativo a ogni singolo indicatore.
Per esempio, un primo founder potrebbe avere un maggior peso nel campo dell’idea, ma uno minore nel campo dell’esperienza: in questo caso i valori potrebbero essere pari a 10 nel primo indicatore e 4 nel secondo.
Una tabella potrebbe essere utile a semplificare l’applicazione di questo metodo.
Come puoi vedere gli indicatori hanno la funzione di moltiplicatore in questo calcolo: determinati i punteggi totali dei vari founder in base ai valori dati ai diversi indicatori, diventa possibile calcolare una percentuale delle quote da attribuire a ciascun founder.
Ovviamente non si tratta di un calcolo perfetto o che tiene conto di tutte le variabili che si possono verificare all’interno delle diverse startup.
Ma può comunque rappresentare una interessante base di partenza, su cui eventualmente ragionare e integrare tenendo in considerazione tutte le diverse specifiche della startup e dei founder.
# Il sistema vesting
Un rischio concreto a cui si va incontro collaborando con altri founder nella creazione di una startup è che uno di questi decida di abbandonare il progetto quando è ancora in divenire.
Come gestire il problema delle quote in questo caso?
Una soluzione può essere quella del vesting: si tratta di un meccanismo di attribuzione delle quote proporzionalmente al tempo in cui un founder lavora nella startup.
Lo standard prevede un periodo di vesting di 4 anni.
Per capire come funziona questo sistema si può fare un esempio: una startup con due founder, con quote divise al 50%.
Se il founder A decide di abbandonare la startup nel primo anno dalla costituzione non ha diritto a quote.
Dal secondo anno dalla costituzione il founder A se abbandona ha diritto al 25% delle quote. Questa percentuale sale di mese in mese, dopo il secondo anno, fino ad arrivare al 100% delle quote allo scadere del quarto anno dalla costituzione della startup.
In questo modo si limitano i rischi che un abbandono da parte di un founder danneggi irreparabilmente la società.
Hai visto alcuni consigli utili per la divisione di quote all’interno della tua startup: cosa pensi delle soluzioni proposte?
Pensi possano essere utili o ti sei già trovato ad applicare soluzioni diverse?