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Oggi ho il piacere di intervistare Pasquale Stefanizzi di A Scuola di Impresa. 

A Scuola di Impresa è una piattaforma che insegna con il metodo Learning by doing a fare impresa

Ciao Pasquale, benvenuto su Startup Vincente

Ciao Dante, ben trovato!

Ci potresti dire più precisamente che cosa è “A Scuola di Impresa” ed a chi si rivolge?

A scuola d’impresa è un contenitore di conoscenza in materia economia d’impresa, imprenditorialità e gestione aziendale. 

E’ nato per caso. 

Come esperimento di didattica innovativa, quando, nel 2009, durante un corso PON in una scuola superiore in materia di imprenditorialità, decisi di partire dalla pratica per poi spiegare la teoria. 

I ragazzi furono divisi in gruppi e ciascun gruppo lavorò a delle startup teoriche. 

Inizialmente lo utilizzai così, in ogni corso in cui andavo replicavo questa logica. 

Poi ho deciso di aprirlo, pubblicare contenuti utili soprattutto agli imprenditori, meglio ancora se startupper.

Pasquale Stefanizzi

Fondatore, A Scuola d'Impresa

Scuola di formazione per startupper

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Che cosa ti ha spinto a creare A Scuola di Impresa?

La necessità che ciascuno faccia la sua parte nella crescita altrui! Non è retorica ma concretezza!

Per chi non ti conosce, quali sono le tue esperienze precedenti su queste tematiche?

Professionalmente mi occupo di rapporto banca-impresa, tema caldo soprattutto in questo periodo di difficoltà economica e finanziaria. 

Sono un ex bancario che ha capito che dall’altra parte della barricata c’era una necessità di formazione e conoscenza inestimabili! 

Così ho invertito il ciclo, faccio il bancario nelle aziende e le accompagno nelle logiche bancarie al fine di migliorare il proprio rating

Ho un PhD in Banca e Finanza con tesi di dottorato in microcredito, strumento precursore, a mio avviso, del lending crowdfunding.

Post dottorato ho mantenuto vivo il rapporto con l’università, dove ho avuto diverse borse di ricerca, un assegno di ricerca e poi sono diventato mentor in numerose iniziative di imprenditorialità per studenti. 

In una di queste ho organizzato, avviato e realizzato una campagna di crowdfunding volta al finanziamento dello startup d’impresa: “Voglio fare impresa!

In che modo A Scuola di Impresa può aiutare gli aspiranti imprenditori?
Ci sono dei corsi a cui le persone possono iscriversi?

Dal lockdown ho iniziato a postare, tutti i weekend, un contenuto testuale e video, in una rubrica che ho denominato “lezioni d’impresa”. 

Non c’è bisogno di iscrizione, è tutto libero! 

Molti siti chiedono la mail, il mio no! 

Perché voglio che i miei contenuti siano direttamente fruibili da chiunque! 

Ho avviato, nel mio piccolo, una “democratizzazione” dell’informazione.

Parliamo di crowdfunding, tema che hai sviluppato sul tuo blog. 

Secondo te a che punto siamo in Italia nel processo di utilizzo di questo canale di finanziamento in riferimento soprattutto all’equity crowdfunding ?

Tanto è stato fatto e tanto altro si farà! 

Se penso agli albori, il crowd stava solo sulla carta. 

L’Italia rimane un paese bancocentrico, la volontà politica è quella di diversificare le fonti di finanziamento, andando verso le fonti di mercato e disegnando anche un nuovo futuro per il sistema bancario!

L’equity crowdfunding è diventata un’importante forma di finanziamento collettivo delle startup ma, nel tempo, sarà una forma adottata anche della PMI. 

Ricordiamo come le nostre PMI soffrono di un rapporto di indebitamento molto elevato, quindi di scarsa patrimonializzazione.  

L’avvio di una o più campagne di equity crowdfunding potrà ridurre il leverage, riequilibrare il rapporto fonti/impighi, appropriarsi di una posizione finanziaria netta col segno +!

Vi faccio l’esempio di una PMI operante nel settore agroindustriale, che ha già realizzato TRE campagne di equity crowdfunding, tutte chiuse con successo; avviate con obiettivi diversi e con modalità di approccio al mercato diverse. 

Vi lascio i link per chi volesse approfondire Pralina 1, Pralina 2, Pralina 3

Non è una società veneta, lombarda o piemontese ma salentina! 

Questo a confutare i soliti pregiudizi territoriali che vogliono il sud depresso e privo di risorse (soprattutto umane).

In sintesi quindi vedo un roseo futuro per l’equity crowdfunding in Italia e per l’Italia (ed alle sue imprese) grazie al crowdfunding.

Quali sono invece gli errori che commettono maggiormente le startup che cercano di utilizzare questo strumento?

Il crowdfunding è denaro ma non è solo denaro! 

Dico sempre nei miei corsi che il crowdfunding è al 30% funding e per il 70% marketing, PR, commerciale, economia d’impresa, riassetto organizzativo, ecc. 

L’errore più comune, nell’equity crowdfunding, è immaginare di avviare una campagna al solo scopo di raccogliere soldi! 

Il caso sopra menzionato di Pralina la dice lunga. 

I soldi richiesti al mercato non sono, nelle tre campagne, una quantità importante ma è stata necessaria per il management al fine di aprirsi a nuovi scenari e a porsi nuovi obiettivi, questa non è finanza d’impresa!

Restando sul tema del finanziamento alle startup, parliamo di banche. E’ vero che le banche fanno sempre più difficoltà a finanziare le startup oppure sono le aziende che si pongono/presentano male?

Come al solito la verità sta nel mezzo. 

E’ difficile dirsi, purtroppo però senza soldi imprese non se ne possono avviare! 

Lo startupper quindi o ha un piccolo capitale da cui partire o può condividere il rischio d’impresa è questa la vera “innovazione” dell’equity crowdfunding. 

E’ evidente che, di fronte, ad un’impresa capitalizzata la banca ha tutto l’interesse di investire. 

Ho dedicato a questo argomento un post sul mio blog che invito a leggere “Come ridurre il leverage e migliorare la PFN con l’equity crowdfunding”. 

Molto spesso vedo società di capitali essere condotte come ditte individuali. 

Mi spiego meglio, una srl nasce per contenere il rischio d’impresa al solo capitale conferito, la banca per finanziare l’impresa chiede spesso le firme di fideiussione di tutti i soci, amministratore, familiari conviventi, non conviventi e se necessario anche defunti! 

Gli imprenditori garantiscono e quindi rimettono in gioco il proprio patrimonio a vantaggio dell’impresa… quindi? 

Che senso ha fare una srl sottopatrimonializzata? 

Fare in modo che a rischiare siano solo: Stato, Dipendenti e Fornitori?! 

Tanto le banche sono ipergarantite! Non mi sembra il massimo! 

Allora io sono dell’opinione ZERO garanzie a fronte però di importanti patrimoni aziendali. 

L’impresa poi perché possa essere apprezzata deve dotarsi di una pianificazione, che attenzione non è scrivere e stampare un tomo di carta! 

Girano online importanti consulenti che ti fanno il più bel business plan, pieno di numeri e previsioni di terzi soggetti diversi dall’imprenditore… 

Pianificare, a mio parere, significa condividere con l’imprenditore la vision aziendale, trasformarla in numeri e rappresentarla alla banca! 

Non mi crederete ma le banche sono i migliori interpreti dei numeri e sanno discernere abbastanza bene le aziende sane da quelle farlocche!

Che cosa potrebbero fare le startup per utilizzare maggiormente questo canale?

L’equilibrio è tutto nella vita! 

Aumentare a livelli elevati e senza ragione il leverage può portare a sfruttare la % di marginalità propria rispetto al tasso di interesse pagato ma può determinare squilibri patrimoniali assai più compromettenti! 

La crescita va domata e sostenuta! 

Se si corresse sua una strada di campagna con una Ferrari potremmo arrivare lontani ma, di contro, potremmo anche rovinare la macchina e soprattutto farci molto male! 

Ok Pasquale, grazie per le tue risposte. Come possono fare i nostri amici a contattarti oppure a saperne di più su A Scuola di Impresa.

La mia mail è pasqualestefanizzi76@gmail.com, mi trovate su Linkendin al link: https://www.linkedin.com/in/pasqualestefanizzi , vi invito poi a mettere mi piace sulla pagina FB: https://www.facebook.com/ascuoladimpresa

Per adesso ti saluto e spero di risentirti più avanti.

Grazie ed alla prossima!


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