Quando la tua startup è “appena nata”, ci si trova a fare fronte a diversi problemi ed uno dei più rilevanti è come pagare i dipendenti.

Bisogna ricordare sempre che non è assolutamente possibile pensare di fare a meno di dipendenti e collaboratori in questa fase di sviluppo del progetto: per quante e quali siano le  capacità professionali di uno startupper, non potrà mai svolgere tutto il lavoro da solo.

Il problema diventa quello di reperire i fondi per pagare i dipendenti: infatti, almeno in questa fase, una startup spesso non avrà un flusso di cassa particolarmente importante e, quindi potrebbero mancare i soldi per gli stipendi.

Pagare i dipendenti: non si può lavorare gratis

E se uno startupper può essere disposto a lavorare a tempo pieno senza una remunerazione adeguata, è invece impossibile trovare un dipendente che lo faccia.

Ma senza un team adeguato, che sia dotato di tutte le professionalità necessarie e di una buona esperienza professionale, un progetto di business rischia pericolosamente di arenarsi: si tratta di un impasse pericoloso, da cui è necessario uscire rapidamente.

Quindi, in attesa che la startup cominci a produrre guadagni, è necessario trovare una strada alternativa per pagare i dipendenti: vediamo quali possono essere le soluzioni più interessanti.

1. Pagare i dipendenti: offrire una partecipazione nella startup

Offrire una partecipazione alla startup ai dipendenti vuol dire stringere con loro un patto: se tutti si impegnano, il progetto avrà successo e tutti avranno un guadagno.

Si tratta di una delle soluzioni più diffuse, che permette di motivare i dipendenti e i collaboratori a fare sempre del loro meglio, anche accontentandosi di uno stipendio più basso di quello di mercato.

In questo caso, quello che è il tuo obiettivo diventa anche quello dei tuoi collaboratori: se il progetto di business cresce e ha successo, il valore delle quote che hanno ricevuto in pagamento aumenterà in modo proporzionale.

E, nel momento dell’exit, è probabile che siano in grado di guadagnare molto di più di quanto avrebbero accumulato negli anni, percependo uno stipendio “normale”.

Uno dei casi più famosi relativi a questo sistema di pagamento è quello di Ryan Graves, primo dipendente di Uber: grazie alle partecipazioni nella startup Graves ha guadagnato 1,5 miliardi di dollari.

2. Pagare i dipendenti: legare lo stipendio al risultato

Un altro tipo di accordo che è possibile stipulare con dipendenti e collaboratori è quello di legare l’importo dello stipendio ai risultati raggiunti dalla startup nelle varie fasi di sviluppo del progetto.

Anche in questo caso si ottiene il risultato di motivare i dipendenti a svolgere al meglio il loro lavoro: prima raggiungeranno i loro obiettivi, prima il loro stipendio diventerà pari (o anche superiore) a quelli di mercato.

Ovviamente in questo caso sarà necessario stipulare degli accordi precisi con i dipendenti, stabilendo delle vere e proprie “pietre miliari”, a cui corrisponda il raggiungimento di un preciso obiettivo e quindi uno “scatto” nella retribuzione.

Solo per fare alcuni esempi, questi obiettivi potrebbero essere il completamento dei test sul MVP, oppure la chiusura con successo di una campagna di crowdfunding.

Questa è stata la strada scelta da Paul Emery per la sua startup, che opera nel mondo delle telecomunicazioni.

Al momento della partenza del progetto, Emery ha concordato con i suoi dipendenti uno stipendio pari al 60% di quello corrente di mercato, con la possibilità di aumentarlo al raggiungimento di precisi traguardi.

In questo modo, in meno di 18 mesi, gli stipendi dei dipendenti sono saliti a una cifra pari al 100% di uno stipendio di mercato.

Creare un team completo e motivato è la chiave per arrivare al successo: lo sviluppo di una startup è sempre un gioco di squadra.

3. Pagare i dipendenti: assumere gli stagisti

Se il flusso di cassa della tua startup è scarso, invece di pagare un intero team di professionisti, è possibile puntare sulla formazione degli stagisti.

Scegliere dei neolaureati oppure dei ragazzi che stanno ancora completando il loro percorso di studio vuol dire far entrare nel team persone con un potenziale molto alto e soprattutto con una gran voglia di imparare.

Perchè, se fra gli aspetti positivi di assumere degli stagisti c’è sicuramente il contenimento dei costi, bisogna anche considerare quelli che possono essere gli aspetti negativi.

In particolare, gli stagisti hanno la necessità di essere formati e seguiti (almeno per un primo periodo di tempo) per risultare in grado di compiere al meglio la loro funzione.

E questo vuol dire investire del tempo (e quindi del denaro) in questa attività di formazione.

Considerando questo aspetto, diventa molto importante scegliere con attenzione gli stagisti giusti, in modo da puntare su dei “cavalli vincenti”: bisogna essere in grado di valutare la loro voglia di fare e le capacità, in modo da scegliere i più promettenti, che si rivelino delle risorse preziose per la startup.

4. Pagare i dipendenti: assumere professionisti che possono aspettare

Un’altra via da seguire per pagare i dipendenti di una startup è quella di assumere dei dipendenti con grande esperienza e professionalità, che siano disposti a lavorare a un salario minimo, ma che credano nelle possibilità di sviluppo del progetto.

In questo caso è necessario stipulare dei patti molto chiari e precisi, che stabiliscano quali condizioni dovranno verificarsi perchè lo stipendio aumenti: normalmente questo si verificherà al raggiungimento di determinati obiettivi da parte della startup.

Si può sfruttare questo tipo di strategia soprattutto per ricoprire i ruoli manageriali: in effetti, un buon manager può avere un costo molto alto, ma se si riesce a convincerlo della bontà del progetto e della possibilità di guadagnare in un tempo accettabile il giusto stipendio, si può arrivare a un buon accordo per entrambe le parti.

Questa è stata la scelta di Bradley Will, proprietario di SocialSpin, che è riuscito ad “accappararsi” diversi impiegati di alto livello, con esperienze già in altre società, con l’offerta di uno stipendio particolarmente contenuto (2000 dollari mensili).

Gli accordi erano quelli di aumentare gli stipendi nel momento in cui la startup avesse raccolto denaro dagli investitori: in questo modo, i dipendenti avevano una motivazione ancora maggiore nello svolgere il loro lavoro, per vedere crescere rapidamente la loro retribuzione.

Il CEO di una startup è una figura chiave: deve avere le competenze professionali e la capacità di guidare la società allo sviluppo, lasciando al founder il compito di scegliere la politica aziendale.

5.Pagare i dipendenti: esternalizzare i servizi

Un’altra strada, ancora più radicale, permette di risolvere il problema di pagare i dipendenti: non avere dipendenti, o almeno, averne il meno possibile.

Se la startup parte con un flusso di cassa realmente basso, assumere dipendenti a tempo pieno può rivelarsi davvero un’impresa, soprattutto visto il numero di figure che sono necessarie per sviluppare un progetto di startup.

Per evitare di creare ulteriori debiti per la startup, la scelta può essere di esternalizzare quanto più possibile le attività: ovviamente in questo caso bisognerà fare attenzione a scegliere le attività coinvolte in questo processo e le persone che dovranno svolgerle.

Si prestano a essere esternalizzate al meglio le attività come quelle di marketing, comunicazioni, gestione fiscale, mentre è sempre importante avere il controllo diretto sulle attività di progettazione e produzione.

Ovviamente esternalizzare comporta un impegno maggiore per quel che riguarda il coordinamento complessivo dell’attività della startup, che in parte viene gestita dall’interno e in parte dall’esterno.

Ma può trattarsi di un’efficace soluzione temporanea, che permette il contenimento dei costi senza rischiare di fermare bruscamente lo sviluppo del progetto di business.

Nel momento in cui il flusso di cassa della startup si darà stabilizzato, si potrà pensare a internalizzare i vari servizi, in modo da rendere ancora più performante il funzionamento della società.

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